E LA SINDACA PERSE LA FASCIA… CELEBRA IN POMPA MAGNA IL 90° DELL’UNIONE. MA SENZA IL TRICOLORE

BALLABIO – “Nel pomeriggio di sabato una bella cerimonia in Municipio dedicata a 90 anni di storia della nostra comunità”. Al solito enfatico ed autocelebrativo il comunicato stampa della sindaca di Ballabio che nell’esibire la non proprio massiccia partecipazione “popolare” ai festeggiamenti per la mai digerita fusione del 1927, ha pubblicato le foto di questa festicciola con tanto di rinfresco. Festa nella quale Alessandra Consonni ha letto il suo lungo e retorico discorso senza indossare la fascia tricolore, obbligo istituzionale – specie in manifestazioni nelle quali, davanti alla sede municipale, viene sfoggiato il gonfalone del Comune e anche la Polizia Locale è presente con l’uniforme delle grandi occasioni.

“Gonfalone comunale, banda e gagliardetti delle associazioni ballabiesi schierati nel parco della Villa Municipale – attesta la stessa sindaca – alla cerimonia che, sabato pomeriggio, ha celebrato i 90 anni dall’unificazione dei Comuni di Ballabio Superiore e Ballabio Inferiore, sancita con Regio decreto del 29 luglio 1927”.

Dopo il discorso del sindaco Alessandra Consonni, affiancata dal vice Bussola, dall’assessore Gattinoni e dal consigliere Secchi, è stata inaugurata la mostra fotografica, dedicata alla Ballabio di ieri e alla Ballabio pittoresca, esposizione allestita con la collaborazione della responsabile della Biblioteca comunale Anna Cugnaschi.

L’esposizione raccoglie scatti di Paola Chiastra e le fotografie tratte dalle collezioni private di Domenico Arrigo e Dario Bonacina. L’evento si è concluso con il buffet offerto dalla Sodexo, poichè l’attuale amministrazione “ha eliminato la voce “spese di rappresentanza” dal bilancio comunale”. Nel corso della cerimonia il sindaco ha aperto l’iter delle benemerenze civiche, che verranno assegnate nel periodo natalizio, invitando i cittadini a segnalare le candidature ritenute meritevoli. Nel suo discorso Alessandra Consonni ha, tra l’altro, sottolineato l’importanza di “difendere l’identità di un Comune come Ballabio che ha sempre avuto un’anima sola seppure con due cuori”. Crinale difficile quello sul quale si avventura la sindaca, perché da un lato rilascia interviste nelle quali attacca la logica delle fusioni tra piccoli Comuni, mentre contemporaneamente esalta questa unione ballabiese che come confermato dalla stragrande maggioranza dei residenti “autoctoni” in paese, in realtà non è mai stata accettata se non come un obbigo imposto dall’alto. Lo stesso contro il quale oggi Consonni innalza fiera la bandiera dell’indipendenza di Ballabio – specie da Lecco, città della quale ormai rappresentiamo volenti o nolenti il “quartiere alto” con centinaia se non migliaia di nuovi ballabiesi ‘saliti’ propriod al capoluogo a vivere in questo bel borgo.

IL DISCORSO DEL SINDACO

Novanta anni fa, i cittadini dei Comuni di Ballabio Inferiore e di Ballabio Superiore diventavano semplicemente ballabiesi. Lo aveva deciso il Regio Decreto di Vittorio Emanuele III, ma, a ben vedere, si trattava di un destino già scritto nel dna delle nostre due comunità, che furono una sola quando “Balàbi” venne fondata dal fiero popolo dei Celti; quando divenne borgo medievale, centro militare di primaria importanza, dotato di mura, torri e fortificazioni; quando la parte sopra e quella di sotto furono tragicamente accomunate dall’apocalisse della calata dei lanzichenecchi, per cui Ballabio viene citata come “Balabbio” nei Promessi Sposi.

Ballabio ha sempre avuto un’anima sola seppur con due cuori, seppur sotto due campanili che, soltanto in tempi recenti, hanno raggiunto l’unità pastorale. La Ballabio culla del Taleggio e dell’eccellenza casearia lombarda, ma anche nei secoli terra di guerrieri, pastori e scalatori, al momento della unificazione contava, mettendo assieme i due comuni, un migliaio di abitanti. Mille abitanti per un solo Municipio, direi che ci può stare, pur senza rinnegare nulla della storia e delle appartenenze locali.

Quanto avvenne per Ballabio è molto diverso da ciò che oggi viene prospettato, direi minacciato: agglomerare in unioni informi e livellanti, tutti i comuni al disotto dei 10mila abitanti. Pensate, in provincia di Lecco sparirebbero 82 comuni su 88, nel senso che sarebbero costretti alla fusione forzata con numerose altre realtà circostanti, cancellando la propria identità. Identità, che vuol dire cultura, vuol dire consapevolezza, vuol dire storia, vuol dire tradizione. Sono tesori da difendere, cari alla maggior parte dei nostri concittadini. I quali, per la stessa scelta di vivere qui, alle pendici delle nostre montagne, non hanno nessuna intenzione di far parte di una futura megalopoli lecchese, coi comuni aggregati che diventano periferia urbana, perdono dignità e storia per trasformarsi in suburbio, luogo dove confinare il disagio, ciò che dà fastidio nel capoluogo.

Paradossalmente, sentirci più uniti e coesi tra ballabiesi, di sopra o di sotto, ci renderà più forti nel respingere ogni rischio di annessione, cioè di trasformarci nella periferia della città. Sia ben chiaro, con Lecco abbiamo e avremo un ottimo rapporto di collaborazione, ma sempre con pari dignità e senza omologazioni, valorizzando il nostro patrimonio identitario e costituendo, nella nostra specificità, un ulteriore elemento di attrattiva e arricchimento del grande territorio che già si chiama lecchese.

Vorrei avviarmi alla conclusione con un pensiero grato a tutti i ballabiesi che costituiscono la memoria delle nostre comunità, nel cammino comune dei 90 anni della nostra unione: penso a tutti i nostri caduti, a tutte le vittime dell’ultimo conflitto mondiale, ma anche ai tanti concittadini che hanno concluso il pellegrinaggio terreno; penso a chi ha recato lustro al nome del nostro paese, con il coraggio e l’impegno laborioso il cui successo ha ben più che travalicato i confini della nostra valle; penso alle personalità che intendiamo ricordare in maniera particolare dedicando loro una via o un istituto, per le loro sofferenze e per il loro impegno, da Pino Galbani agli amati parroci e sacerdoti che si sono succeduti in paese.

Concludo, a questo proposito, con l’appello a proporre i nominativi delle nuove benemerenze, la cui raccolta inizia questo lunedì e che verranno conferite a Natale. Invito tutti alla mostra delle splendide foto che raccontano meglio di tante parole l’anima comune del nostro paese e ringrazio la signora Paola Chiastra e i signori Domenico Arrigo e Dario Bonacina, che le hanno messe a disposizione del Municipio per questa importante occasione. Grazie a tutte le associazioni ballabiesi, e alla banda Risveglio, anche oggi presenti e sempre protagonisti vitali di una comunità che sa rinnovarsi e guardare al futuro senza tradire le proprie origini. Viva il 29 luglio, viva Ballabio Inferiore, viva Ballabio Superiore, viva la Ballabio di sempre.

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Foto di copertina pubblicata su Facebook da Alessandra Consonni