DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO – QUARTA SETTIMANA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Un giorno Gesù si è meravigliato del gran numero di persone che lo seguiva e ha avuto per loro un pensiero davvero bello: dare a tutti qualcosa da mangiare. All’inizio ha messo alla prova la fede dei suoi discepoli che gli erano vicini come Filippo e Andrea ma poi, facendosi dare quel poco che avevano (cinque pani e due pesci) ringraziò il Padre per questi doni, li benedisse e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. La folla fece subito un pensiero egoista e di comodo: sarebbe bello avere un re come questo Gesù, un re che provvede cibo e non si fa pagare!

Allora il giorno dopo Gesù rimprovera coloro che lo stavano cercando perché erano animati da interessi personali e di comodo, e non avevano riflettuto bene su quello che era successo il giorno prima. Come mai migliaia di persone avevano mangiato insieme quel pane e quei pesci? Chi li aveva preparati per loro? Da dove venivano? Se l’avessero chiesto a chi portava loro quel cibo, tutti avrebbero dato la medesima risposta: “Gesù, il nostro maestro, ha preso quei pochi pani e pesci che gli abbiamo portato, ha pregato Dio, li ha benedetti e li ha dati a noi da distribuire a voi!”. Allora sarebbero nate alcune domande: perché quel Gesù, vostro maestro, si interessa proprio di noi? E come mai i pani, erano solo cinque, sono stati mangiati da tutti noi che eravamo migliaia? Qui c’è qualcosa che non ci è chiaro! Vediamo di indagare per capire bene qualcosa di questo Gesù!
Invece non è successo niente di tutto questo. A un atto di amore da parte di Gesù non è seguita una risposta di amore e di riconoscenza da parte di chi è stato amato! Insomma non hanno usato né la loro intelligenza per riflettere né il loro cuore per amare. Si sono accontentati di una pancia da riempire. Invece Gesù dice loro: “Datevi da fare non per il cibo che non dura ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà, perché su di lui il Padre ha messo il suo sigillo”.
Quella gente si apre a Dio e vuole fare le opere di Dio e Gesù dice loro chiaramente: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato!” Ancora una volta questo appare il punto centrale: credere in Gesù, accoglierlo come amico, fratello, salvatore, unico necessario alla nostra vita!

Ma investire tutta la propria vita su una persona non è facile, bisogna stare attenti con chi si ha a che fare, ci sono in giro tanti chiacchieroni e incantatori capaci di imbrogliare la gente più semplice e sprovveduta. Anche al tempo di Gesù sono stati tanti coloro che si sono improvvisati messia e hanno ingannato tanta gente. E’ naturale allora la richiesta di un segno di riconoscimento, un segno che dimostra che chi ci sta davanti sia veritiero e non un imbroglione.

Ecco allora il dramma di chi si trova davanti a Gesù di Nazareth anzi di chi è stato trovato da Lui: chi è veramente questo Gesù? Gesù accetta la sfida e ci dona quello che vogliamo. Certo non un segno da nulla, ma una prova di vita. Provare a vivere con Lui e a vivere di Lui! Chi accetta si rende conto che Lui gli riempie la vita, la guida, la illumina, la nutre. Alla fine uno non ne può più fare a meno. Lui, Gesù, diventa necessario come il cibo che si mangia. Vivere di altro perde tutto il suo fascino e sembra senza senso. Ecco allora la parola di oggi che Gesù ci rivolge: “Io sono il tuo cibo, e in quanto cibo che ti dà salute e forza, sono necessario a te!”.

Certo Gesù ha detto questo messaggio usando un linguaggio duro: mangiare la sua carne e bere il suo sangue! A causa della stranezza di questo linguaggio tanti l’hanno abbandonato. Chi è rimasto sa bene che quelle parole non sono da intendere in senso materialistico ma nel senso del mistero spirituale. Sono tante le persone, anche oggi e qui da noi, che mangiando questo pane, che noi chiamiamo Eucaristia, sono arrivate a non poterne fare a meno. Nutrendosi di questo cibo, trovano forza nella sofferenza, luce nel disorientamento, capacità di resistere nelle prove, e soprattutto fanno l’esperienza di un amore grande, puro, vero, profondo, eterno. In una parola: trovano la VITA. Il pane eucaristico, il pane spezzato ogni volta che ci raduniamo nel giorno del Signore, possa veramente diventare per tutti noi il pane di vita vera ed eterna!

Libro dei Proverbi 9,1-6 “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”.

Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi 10,14-21 Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?

Vangelo di Giovanni 5,25-36 “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Don Benvenuto Riva parroco di BallabioDon Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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