DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

Nella nostra preghiera di oggi ci sono alcune parole che vanno bene per il duomo di Milano inteso come luogo, come edificio. Nella prima orazione abbiamo chiesto al Signore di effondere sulla nostra cattedrale la sua santità così che tutti coloro che in essa invocheranno il nome del Signore sperimentino il conforto della sua protezione. E poi ancora si chiede una speciale benevolenza verso il duomo perché vi si infranga ogni avverso potere. Si immagina quindi la chiesa cattedrale come una casa dove i figli si radunano a pregare e a fare festa, lodando Dio. Fuori scoppia la tempesta ma chi è dentro è al sicuro perché la casa è costruita bene ed è solida. Prima di tutto possiamo riferire tutte queste parole anche alla nostra chiesa dove oggi siamo riuniti. Anche questa nostra chiesa, come il duomo di Milano, è stata costruita secondo la volontà di Dio ed è a Lui dedicata. Anche qui si avvera questo miracolo della grazia di Dio: che chi invoca il suo nome sperimenti la sua protezione.

Sperimentiamo tutti la paura di fronte alla cattiveria e alla potenza del male. Ma in questo luogo, proprio perché è stato benedetto e consacrato a Dio, ritroviamo il coraggio di vivere, la paura passa perché qui le forze del male si infrangono. Stiamo parlando di luoghi fisici, di edifici speciali come le nostre chiese. Il Duomo di Milano è chiamato chiesa madre di tutte le nostre chiese e delle nostre comunità. Però tutto questo non è altro che un segno che ci porta molto più in alto. Ce lo richiama ancora una volta la prima orazione che abbiamo rivolto al Signore: “Con pietre vive ed elette tu edifichi, o Dio, alla tua gloria un tempio eterno!”. Le pietre vive ed eterne siamo noi tutti e il tempio eterno è la comunità dei credenti nel Figlio di Dio, Gesù Cristo. E’ questa fede dei figli che vivono nella carità che dà gloria a Dio, per tutta l’eternità. Anche la cura che abbiamo nel mantenere le nostre chiese deve essere un segno della cura e dell’amore che abbiamo per la comunità vivente, fatta di persone che vivono insieme legate da un vincolo di vera fratellanza. Se non c’è questo vincolo si cade nel vuoto ritualismo, si cade nella falsità e questo non piace a Dio, fin dai tempi dell’antico Israele. E nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù ci indica la via maestra per costruire questa casa che è la nostra comunità: “Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica”. Andare da Gesù, ascoltare e mettere in pratica la sua parola: allora sì che la casa costruita avrà fondamenta profonde, poggiate sulla roccia, pronta ad affrontare tempeste e inondazioni ma talmente solida da non cadere mai. “Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene”.

Anche nei giorni come questi, in cui pensiamo di dare alla comunità un nuovo consiglio pastorale o quando si propongono iniziative che si pensano geniali, dobbiamo pensare che tutto può essere fragile e di breve durata se viene meno quel fondamento: la persona di Gesù, l’ascolto della sua parola e il viverla. E’ la domanda che dobbiamo farci continuamente. Amare la comunità, desiderare di costruirla, desiderare che sia costruita bene e solidamente, vuol dire verificarci sempre sulla nostra relazione viva con Gesù e sul nostro ascolto della sua Parola. Personalmente, poi, possiamo proseguire la nostra riflessione ricordando che, quando diciamo “casa ben costruita”, pensiamo alla nostra stessa vita, alla nostra persona. Anche questa è paragonabile a una casa da costruire e di cui averne cura. E anche per questa casa, affinché sia ben costruita e sia bella e solida, la strada da percorrere è la stessa: l’incontro con Gesù e l’ascolto della sua parola.

Libro del Profeta Isaia 6 0 , 1 1 – 2 1 Così dice il Signore Dio: “Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti, per abbellire il luogo del mio santuario”.
Lettera agli Ebrei 13,15 – 17 e 20 – 21 Fratelli, obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosene.
Vangelo di Luca 6 ,4 3 – 48 Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene”.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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