DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ

Maria e Giuseppe portano il bambino Gesù al tempio a quaranta giorni dalla nascita. Un periodo che il vangelo di oggi chiama “giorni della purificazione rituale”. Da bravi israeliti si dimostrano fedeli alle tradizioni dei padri e compiono quello che tutti gli altri giovani genitori compiono: se il primo figlio è un maschietto lo si consacra al Signore. Certo non lo si può offrire in sacrificio sull’altare come si fa con i primogeniti degli animali. La vita degli uomini è sacra ma il significato del rito rimane valido: questo figlio, o Dio, tu ce lo hai donato. Ci hai dato la gioia di generare un uomo. Noi ti ringraziamo donandoti ciò che di più bello e prezioso che abbiamo: ecco, questo bambino è tuo. Possa compiere la missione che tu, o Dio, gli affiderai. Queste parole che erano nel cuore e nella mente di tutti i genitori ebrei che portavano il loro figlio primogenito al tempio, in Maria e Giuseppe avevano un valore e un significato tutto particolare. Loro erano portatori di alcuni segreti veramente speciali che nessun altro conosceva: l’angelo aveva detto a Maria: lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra e tu concepirai un figlio che sarà grande, Figlio dell’Altissimo! E ancora l’angelo aveva detto a Giuseppe: il figlio di Maria viene dallo Spirito Santo ma sarai tu, discendente del re Davide, che gli porrai il nome Gesù – Salvatore perche Lui salverà il suo popolo dai suoi peccati. Queste parole grandi avrebbero potuto suscitare pensieri strani in Maria e Giuseppe, pensieri come di persone privilegiate: non siamo tenuti a fare quello che fanno gli altri, il nostro figlio è speciale. Ma da persone buone e semplici come tutte fanno quello che fanno tutti gli altri. E anche se sanno cose speciali che nessun altro sa, sono ancora capaci di stupirsi delle cose che si dicevano del bambino. Così è scritto nel vangelo.

 Lo Spirito Santo che era già entrato nella loro vita da vero protagonista lo troviamo anche nel fatto di oggi: è Lui che aveva suggerito a un uomo anziano di nome Simeone che prima di morire avrebbe visto il Salvatore di Israele e di tutta l’umanità. E’ sempre lo Spirito Santo che quel giorno lo attira nel tempio dove sono giunti Maria e Giuseppe con il bambino Gesù. Vedendo e abbracciando il piccolo bambino prima di tutto esulta di gioia perché Dio ha mantenuto la sua promessa: in quel neonato, così piccolo e fragile lui vede il potente salvatore di tutti i popoli, vede la Sapienza e  la Luce che illumina l’umanità intera. E allora, pensando a sé, esprime il desiderio di morire, che lui chiama “andare in pace”, perché la sua vita si è compiuta vedendo quel bambino. Ma Simeone vede e dice anche cose che nessuno vorrebbe sentire: a causa di questo bambino ci saranno infinite sofferenze, ribellioni, persecuzioni. In questo bambino tanti troveranno vita e risurrezione, altri invece si scontreranno e cadranno a causa sua. Anzi, lui stesso soffrirà molto, fino alla morte, e la mamma di questo bambino parteciperà intensamente al suo destino di dolore. In fondo questo santo Simeone non fa altro che anticipare ciò che Gesù risorto disse agli apostoli il giorno di Pasqua: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. Simeone, da vero profeta ispirato dallo Spirito Santo, ha spinto il suo sguardo verso un futuro molto lontano e ha visto giusto!

Anche lo sguardo di una donna è molto profondo. Si tratta di Anna, anche lei chiamata profetessa. Al di là di vicende di re e imperatori che fanno guerre in Gerusalemme,  esigono tasse, impongono leggi e opprimono i poveri, lei vede la città di Gerusalemme come una città sofferente che ha bisogno di redenzione e di salvezza. Incontrando il bambino Gesù si sente rassicurata perché la salvezza è vicina e non fa altro che parlare di Gesù a chi nella sua vita aspetta di essere salvato. Alla sua tarda età diventa missionaria, annunciatrice di una salvezza ormai alle porte. Potremmo chiedere al Signore anche per noi il dono di uno sguardo profondo come quello di Simeone e Anna: saper vedere la presenza  di Dio che aiuta e salva nei piccoli eventi quotidiani come loro hanno saputo vederla nel piccolo bambino Gesù, di soli quaranta giorni, presentato al tempio.

Libro del profeta Malachia 3,1-4  Così dice il Signore Dio: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate”.

Lettera ai Romani  15,8-12  Fratelli, le genti glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: “Per questo ti loderò tra le genti e canterò inni al tuo nome”.

Vangelo secondo Luca 2,22-40   Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio “una coppia di tortore o due giovani colombi” come prescrive la legge del Signore.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

Scarica il foglietto
–> avvisi dal 2 al 9 febbraio 2020