DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DOMENICA DI PASQUA

Non dimentichiamo l’invito che abbiamo sentito la domenica delle Palme a “tenere fisso il nostro sguardo su Gesù” mentre corriamo con perseveranza e fiducia nella corsa che ci sta davanti, che è semplicemente la nostra vita quotidiana, specialmente in questi tempi non facili a causa delle difficoltà che tutti conosciamo e che tutti condividiamo.

Stiamo vivendo i giorni pasquali in questo tempo che ci porterà a Pentecoste. Sono sette settimane in cui ascolteremo parole che ci interpellano direttamente in quanto cristiani. Domenica scorsa abbiamo sentito Gesù dire a Tommaso: “Perché mi hai veduto tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Sta parlando di noi e allora ci chiediamo: come è la nostra fede? In pratica possiamo cercare di rispondere a queste domande: che cosa ci lega a Gesù? Perché siamo cristiani? Che cosa sappiamo veramente del nostro Maestro e Signore? Possiamo dire che la nostra relazione con Gesù è qualcosa di vivente e pulsante, sorgente per noi di forza e speranza? Possiamo parlare di una relazione matura e che sta maturando e crescendo sempre più?

Cercando di dare una risposta a queste domande dobbiamo fare una precisazione: nella vita cristiana, nell’impegno di seguire Gesù l’età non è importante. Non dobbiamo pensare che i bambini e le bambine che sono in cammino verso la Prima Comunione siano immaturi e infantili e devono ancora imparare molte cose per prepararsi alla Comunione e alla Cresima. Noi  adulti invece ci atteggiamo a maestri e vogliamo insegnare a loro come si segue Gesù e come si crede in Lui. Tutto quello che funziona nella vita civile, e in particolare nel sistema scolastico,  nella vita cristiana non funziona allo stesso modo. Nella vita di fede l’età anagrafica non conta. Conta l’azione dello Spirito nel cuore di ciascuno di noi. Poi bisogna permettere allo Spirito  Santo di lavorare e in questa docilità i bambini sono avvantaggiati rispetto agli adulti. Quindi è facile trovare persone adulte la cui fede si è inaridita e il legame con Gesù è semplicemente un’abitudine portata avanti con stanchezza ed è altrettanto facile trovare bambini piccoli che hanno con Gesù un rapporto sincero di amicizia viva e sincera, quindi matura! Dobbiamo dunque tenere sempre presente che la fede è come una pianticella: va curata con premura, deve crescere e maturare fino a generare frutti di speranza e carità, e spesso in questo cammino proprio i bambini sono maestri degli adulti!

Oggi il Vangelo ci fa una proposta semplice e chiara: ci presenta un uomo, di nome Giovanni, che ci offre la sua testimonianza e ci dice: “Io ho visto e ho testimoniato che questi (si riferisce a Gesù di Nazareth che in quel momento stava andando verso di lui) è il Figlio di Dio”. Un grande uomo del passato, un uomo santo e forte nel dire sempre la verità, ci offre la sua testimonianza. Dopo di lui tante altre persone in tanti modi diversi ci hanno parlato di Gesù. Tra loro dobbiamo mettere anche i nostri genitori e le comunità nelle quali siamo cresciuti. Tutti ci hanno tramesso con le loro parole e il loro comportamento che loro per primi hanno creduto che Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio.

Ora tocca a noi accogliere questo Gesù in tutta la sua umanità, come la conosciamo dai racconti del Vangelo, nel quale abita la “pienezza della divinità”, come ci dice san Paolo. Gesù è il Figlio di Dio, Gesù è il nostro Dio: ci ha creati, ci ha amati e continua ad amarci. Il suo amore è arrivato al punto di condividere le nostre sofferenze fino a morire ma sappiamo che Lui è vivo ed è sempre con noi! E’ l’annuncio  di Pasqua!

A volte sentiamo, specie in questi giorni, cose strane su Dio e sul mondo. Per esempio: Dio ci ha punito mandandoci questa epidemia, perché è stanco dei nostri peccati! Eccola qui la fede stanca e inaridita che non conosce il vero Dio e il suo Figlio Gesù!  Gesù non ha altro trono che la croce. Su quel trono non è arrabbiato e vendicativo ma soffre da innocente e ascolta la preghiera di chi si rivolge a lui. E’ Lui, buono e mite come un agnello, che toglie il peccato del mondo. Giovanni Battista l’ha visto così, l’ha contemplato e l’ha annunciato a noi. Il Padre ci sta aspettando con infinita pazienza, aspetta che percorriamo le orme di Gesù, suo Figlio, e impariamo da lui a vivere e ad amare. Questo è il nostro Dio e solo in Lui dobbiamo credere affidandogli la nostra vita.  Questa è la fede che siamo chiamati a vivere, fede salda e matura. Dio ce la custodisca e, se l’abbiamo smarrita, ce la faccia ritrovare.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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