DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE/TUTTI I SANTI

All’apostolo Giovanni è stato concesso il dono di contemplare in una visione “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. Avvolti in vesti candide acclamavano a Dio e all’Agnello. Noi sappiamo che parlare dell’Agnello è un modo di parlare di Gesù che si è sacrificato per noi sulla croce. E la loro acclamazione festosa è una proclamazione di salvezza: sanno di essere stati salvati da Dio e nessuno potrà più rapire o offuscare la loro gioia. Se si sentono salvati è perché sanno di avere attraversato molti pericoli e molte difficoltà. Avrebbero potuto soccombere, avrebbero potuto ribellarsi e uscirne fuori incattiviti e arrabbiati e invece li sentiamo adorare e lodare Dio con gioia dicendo: “Amen! Lode, onore, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”. Lodano Dio, il suo amore e la sua potenza perché ora vedono chiaramente chi è Dio e si accorgono che hanno fatto bene, nella vita terrena, ad affidarsi completamente a Lui.
Eppure di loro si dice che sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Quando parla di grande tribolazione, San Giovanni probabilmente si riferisce alla prima grande persecuzione contro i cristiani messa in atto dall’imperatore Nerone. Ma a quella persecuzione ne sono seguite altre e non solo a Roma ma anche fuori dell’impero romano.

Noi oggi sappiamo bene che grandi tribolazioni non sono solo quelle dei nemici della fede cristiana che arrivano a proibire, imprigionare e uccidere. Ci sono tanti tipi di tribolazioni anche all’interno della Chiesa stessa, all’interno delle famiglie e delle comunità. E non riguardano solo l’aspetto fisico e sociale ma anche le relazioni quotidiane, gli affetti, i progetti, i desideri. Grandi tribolazioni possono essere le malattie, i lutti, le ingiustizie.

Noi oggi vogliamo fare festa perché c’è una moltitudine immensa di persone che hanno attraversato pericoli grandi e piccoli e ne sono usciti vittoriosi. Non si dice che sono tutti cristiani battezzati. Si dice solo che vengono da ogni popolo, lingua e cultura, da ogni parte della terra. Per Dio sono tutti suoi figli, a tutti ha esteso la sua misericordia, a nessuno ha fatto mancare il suo aiuto nel momento della prova: ora lo contemplano, lo vedono e lo adorano e lo acclamano Dio, loro Salvatore! Noi li chiamiamo santi ma potremmo chiamarli anche vincitori, fedeli fino alla fine, coraggiosi, amanti, o forse meglio: innamorati. La parola “santi” richiama il fatto che nella vita terrena spesso ci si sporca con qualcosa: le sporcizie della vita sono le menzogne, le mancanze di amore, le violenze, le frodi. Chi supera queste cose e le evita con l’aiuto di Dio si purifica, si lava e si santifica. Ecco il significato delle vesti bianche.

Ma queste vesti sono diventate bianche perché sono state lavate nel sangue dell’Agnello. Cosa vuol dire? Vuol dire che chi è stato santificato e purificato è perché ha condiviso le sofferenze dell’Agnello innocente che è Gesù. Ed è solo per amore che si può condividere le sofferenze di Gesù. Per questo dobbiamo chiamare i santi dei veri “innamorati”. Il coraggio con cui hanno attraversato le prove e i pericoli e con cui hanno affrontato i dolori e la morte viene solo da Dio che li ha aiutati ma l’amore è una scelta che si fa liberamente. Se guardassimo ai santi come a degli eroi facilmente cadremmo nello scoraggiamento perché diremmo: “Beati loro che sono così! Io non ce la farei a fare quelle cose! Anzi, non mi attraggono neanche e non vorrei imitarli!”. La festa di tutti i Santi non sarebbe più neanche una festa! Ma il linguaggio dell’amore lo comprendiamo tutti.

Allora se guardiamo ai santi come a coloro che hanno scoperto l’amore perché, da amati, hanno imparato ad amare tanto, facilmente ci sentiremmo attirati ad imitarli e vorremmo diventare santi anche noi.

Se facciamo la festa di tutti i santi, facciamo in modo che sia una vera festa e il vero modo è quello di pensare: “Se loro ce l’hanno fatta, perché non potremmo farcela anche noi?”

Libro dell’Apocalisse 7,2-4 Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva
contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello,
avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
Lettera ai Romani 8,28-39 Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano
Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Vangelo secondo Matteo 5,1-12 Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “Beati i poveri i spirito
… Beati voi quando vi insulteranno … Rallegratevi ed esultate …”.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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