DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SECONDA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

Abbiamo sentito che “vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea” eppure gli sposi, che dovrebbero essere al centro dell’attenzione, rimangono nell’ombra. Solo una volta si fa un accenno allo sposo che viene chiamato dal responsabile del banchetto, e viene chiamato per essere rimproverato. Addirittura viene accusato di avere tenuto nascosto il vino buono come se avesse voluto trattare male gli invitati dando loro per primo del vino scadente. Dispiace che proprio nel giorno delle sue nozze qualcuno, forse già un po’ ubriaco, l’abbia trattato un po’ male.

Qualche altro invece si è preso cura di lui e della sua sposa e voleva che la festa continuasse senza intoppi. Ecco Maria, la madre di Gesù, che guardandosi attorno, si accorge che il vino sta venendo a mancare e lo confida in modo semplice a Gesù suo figlio. Non lo implora, non insiste come se volesse il vino a tutti i costi, come se il vino fosse veramente essenziale alla buona riuscita della festa. Trent’anni di vita insieme a Nazareth le hanno insegnato che le cose a Gesù basta dirle una volta sola perché Lui capisce tutto e in fretta. Quando era bambino, lei con Giuseppe gli hanno insegnato le cose essenziali della vita, ma adesso, che è diventato grande, Maria capisce che deve solo abbandonarsi alla sua volontà. Lei manifesta il suo desiderio, il suo modo di vedere le cose ma poi lascia fare a lui.

Così è avvenuto anche quel giorno a Cana. Lei gli ha detto che non c’era il vino e non è più andata avanti. Si è rivolta ai servi e ha detto loro: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Qui sembra che si comporti da signora che dà un ordine chiaro ai servi e non ammette repliche. Ma quella frase è colma di fede. Vuol dire: rimettiamoci tutti alla sua volontà. Qualsiasi cosa lui faccia per noi va bene così, per la nostra festa di oggi, per la nostra vita, per sempre.

L’abbandono di Maria alla volontà del Figlio è veramente totale. Gesù avrebbe potuto dire di non fare niente e sarebbe stato un bene così. Gesù avrebbe potuto dire di portare pazienza, tanto la festa stava volgendo al termine, e sarebbe andato bene così. Gesù avrebbe potuto osservare che tutti avevano già bevuto molto e aveva ragione.

Ma quel suo totale abbandono alla volontà del Figlio, Maria ha voluto condividerlo con i servitori. Ha voluto che anche loro stessero pronti a fare qualunque cosa Gesù avesse detto o chiesto. Nei loro riguardi Gesù si è esposto e ha dato un ordine: “Riempite d’acqua le anfore”. Questo avrebbe richiesto un po’ di fatica e un po’ di lavoro. Si trattava pur sempre di provvedere circa seicento litri di acqua, in un posto dove non c’era l’acqua corrente come da noi, oggi. Bisognava pur sempre andare alla fontana del villaggio o al pozzo più vicino. E poi bisognava fare una cosa incomprensibile: perché mai così tanta acqua ora che la festa è quasi finita? E se qualcuno chiede vino perché fare tanta fatica per procurare così tanta acqua? Ma noi oggi ammiriamo la pronta obbedienza di quei servi che obbediscono prontamente a questo Gesù che per loro non era nient’altro che uno degli invitati. Se si fossero ribellati al suo ordine nessuno li avrebbe puniti o rimproverati come servi svogliati. Ma hanno obbedito prontamente e alla fine sono stati premiati.

Sono loro i primi che si sono accorti del prodigio. Sono loro che portano acqua in tavola e sentono il direttore del banchetto che inneggia al buon vino. Loro sono i diretti testimoni di tutta la vicenda. Non si parla di loro come dei credenti. Loro sono solo servi che hanno obbedito e la loro pronta obbedienza, sia a Maria che a Gesù, ha reso possibile il prodigio dell’acqua che diventa vino.

Di fede invece si parla a proposito dei discepoli che in quel momento erano solo cinque: Andrea e Giovanni, Simone, Filippo e Natanaele. Hanno visto tutto: che Gesù ha dato un ordine ai servi, loro sono andati a prendere acqua, l’hanno portata in tavola e la gente ha bevuto vino. All’origine di tutto sta quella parola di Gesù ai servi obbedienti. Loro soltanto da poco erano stati chiamati da Gesù ed erano in un momento in cui stavano pensando: cosa faccio adesso? Perché Gesù mi ha chiamato? Cosa vuole da me?

Quel fatto a Cana li ha confermati nella loro scelta di seguire Gesù e condividere la propria vita con la sua, senza sapere a che cosa andavano incontro. Qualcosa di simile succede anche a noi che ci facciamo le stesse domande di quei primi discepoli.

Libro del Profeta Isaia 25,6-10 E si dirà in quel giorno: “Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci per la sua salvezza”. Lettera ai Colossesi 2,1-10 Fratelli, voglio che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati. Vangelo secondo Giovanni 2,1-11 Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù e i suoi discepoli.

Don Benvenuto Riva parroco di BallabioDon Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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