DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

Ci colpisce profondamente l’ultima frase del Vangelo di oggi: “Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo”. Si tratta proprio del giorno in cui Gesù ha mostrato la potenza della sua parola e del suo amore richiamando alla vita il suo amico Lazzaro, morto già da qualche giorno. Altre volte Gesù si era trovato in pericolo ma ne era sempre uscito indenne. Qualche volta sfuggendo dalle mani dei suoi nemici, qualche altra volta superando con la sua sapienza i tranelli che gli tendevano soprattutto quando volevano coglierlo in fallo dimostrando che Gesù si poneva contro Mosè.

Ma non era ancora giunta la sua ora. Gesù aveva ancora tante cose da dire e da compiere. Lo dice anche oggi quando risponde ai discepoli: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa perché vede la luce di questo mondo”. Gesù paragona la sua presenza in questo mondo a una giornata lavorativa di dodici ore. Nonostante tutti i suoi nemici c’è ancora tempo per compiere tutte le opere che il Padre gli ha dato da compiere. Gesù le compie, poi quando avrà finito, la sua giornata terrena sarà conclusa e Gesù morirà sulla croce dicendo: “Tutto è compiuto!”.

A poco a poco anche i discepoli a lui più vicini si rendono conto che il momento è davvero drammatico. Qualcuno cerca di difendere Gesù e di metterlo in guardia dal pericolo: “Maestro, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?. Altri, come Tommaso, esprimono con coraggio il desiderio di stare sempre vicini a Gesù, a qualunque costo: “Andiamo anche noi a morire con lui!”.

E Gesù torna a Betania, villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme. Ci va con la piena consapevolezza che è vicina per lui la conclusione della sua giornata terrena. E vuole concluderla donando a tutti un segno straordinario: richiamare alla vita il suo amico Lazzaro, del quale si sottolinea che era morto già da quattro giorni, per sottolineare la certezza della sua morte. Questa è l’occasione per lui di fare una solenne proclamazione: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.

Alla donna samaritana Gesù aveva promesso un’acqua viva che zampilla per la vita eterna, domenica scorsa Gesù ha detto di essere la luce del mondo, luce che illumina ogni uomo, ma oggi ci dice che non solo dona la vita, ma Lui è la vita stessa. Non soltanto è così potente da risuscitare i morti, ma lui è la risurrezione stessa. Riconosciamolo: sentir dire che uno “anche se muore, vivrà!” oppure “non morirà in eterno!” è un messaggio straordinario, forse l’unico vero messaggio straordinario. Tutti gli altri messaggi possono essere buone notizie, interessanti, incoraggianti. Ma dire che non si muore mai, quando vediamo che in realtà prima o poi tutti muoiono, è veramente fuori dall’ordinario.

Noi pensiamo che nessuno possa restare indifferente a un messaggio così bello e così grande. Infatti Gesù chiede alla sua amica Marta: “Credi tu questo?” e lei risponde: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che viene nel mondo”. Così fa la stessa domanda a ciascuno di noi. E noi tutti dovremmo seguire l’esempio di Marta.

Prima di tutto essere innamorati della vita, cosa che non è molto scontata. Purtroppo sono molti a non amare la vita, e una vita piena, nell’amore e nella pace. Purtroppo sono in tanti ad amare la discordia invece della concordia, ad amare la guerra invece della pace, ad amare i soldi invece delle persone. Così erano quelle persone del sinedrio che hanno pensato: “È meglio, è conveniente che quell’uomo muoia per il popolo”. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Che non sia così per noi.

Seguiamo la via di Marta: esprimere la nostra decisione di stare dalla parte di Gesù che è la strada della vita perché Lui stesso è la vita. Non si tratta più di aspettare quel misterioso “ultimo giorno” per tornare alla vita. Si tratta solo di scegliere di stare con Gesù per vivere una vita vera, buona, eterna. A ciascuno di noi Gesù chiede: “Io sono la vita. Credi tu questo?” Rispondiamo anche noi con gioia e riconoscenza: “Sì, o Signore, io credo!”


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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