DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA PRIMA DEL MARTIRIO DEL PRECURSORE

Il popolo di Dio ha subito molte prove e persecuzioni lungo la sua storia. Il fatto che abbiamo sentito oggi avvenne durante la dominazione siriana. Il re Antioco IV si era prefisso di distruggere la fede degli Israeliti nel Dio dei loro padri ma trovò una resistenza straordinaria. Ne abbiamo un esempio nel racconto che abbiamo ascoltato. Voleva convincere una madre e i suoi sette figli ad abbandonare la fede dei padri, con la promessa di ricchezze e di onori, ma non ce l’ha fatta. Hanno preferito morire piuttosto che abbandonare la fede. E questo ci interpella tutti e ci fa nascere delle domande: come mai? Dove hanno trovato la forza? Saremmo in grado noi di imitarli? Non ci fanno paura tutte queste cose?

I sette fratelli hanno trovato forza nell’esempio della madre che ha trasmesso a loro la sua fede. Quando dice ai figli: “Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi”, e quando dice al figlio più piccolo: “Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano” esprime la sua fede che professiamo anche noi quando diciamo di credere in un solo Dio che è Padre onnipotente e Creatore e Signore del cielo e della terra.

Ma proprio perché crede nel Dio che dà la vita dice anche: “Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi”. E al figlio più giovane dice: “Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia”. Questa donna ama la vita e ama i suoi figli e vuole stare per sempre insieme con loro. Ma questa madre guarda in avanti e avendo affidato la sua vita al Dio che gliel’ha donata sa che la sofferenza e la morte sono di un momento ma ciò che ci aspetta è la vita eterna in Dio. E questa è anche la nostra fede: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.

Ma c’è un’altra parola che dobbiamo tenere presente e che appare nella testimonianza del figlio più giovane: è la parola “giudizio”, quando dice al re: “Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia”.

E questo è anche quello che dice Gesù nel Vangelo: ci sarà un momento in cui saremo tutti riuniti davanti al Padre. In quel momento supremo Gesù ci riconoscerà come suoi se nelle prove di questa vita avremo dimostrato di essere dalla sua parte e avremo testimoniato agli altri di conoscerlo e di amarlo. Così dobbiamo vivere: con questa forza interiore che viene dalla fede in Dio che ci ha donato la vita e verso cui stiamo andando e che ci accoglierà proprio perché in questa vita gli siamo stati fedeli.

Ma la capacità di vivere così l’apostolo Paolo la chiama una forza straordinaria che non viene da noi ma appartiene a Dio. Per questo dice: “siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti ma non disperati, perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi”. Questa forza straordinaria è proprio la nostra fede e la nostra speranza. E’ la stessa fede e la stessa speranza che ha animato quella madre e i suoi sette figli e alla quale Gesù chiama anche tutti i suoi discepoli, quindi noi tutti. Questa forza straordinaria che Dio ci dona è proporzionata alle prove che dobbiamo affrontare. L’importante è sapere che Dio ci dona sempre la forza sufficiente perché ciascuno affronti le sue prove.

Possiamo ricordare un esempio di questi giorni. Si è appena celebrato il quinto anniversario del terremoto di Amatrice. In questi giorni hanno intervistato un uomo che in quel terremoto ha perso la moglie e i due figli. Lui si è salvato perché facendo il panettiere era al lavoro e quella notte non era in casa con la sua famiglia. Nelle parole della sua intervista sono comparse le parole che hanno dato forza a quella madre: il desiderio di stare sempre insieme alla sua famiglia e l’attesa della vita eterna. Questo desiderio e questa speranza nella vita eterna insieme con i suoi cari è la forza che lo fa continuare a vivere ogni giorno. Ecco un esempio di questi giorni di un uomo “tribolato ma non schiacciato, sconvolto ma non disperato”. Tutto questo nell’attesa di quel giorno in cui avverrà ciò che ci dice san Paolo: “Colui che ha risuscitato il Signore Gesù da morte, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi”.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

Scarica il foglietto
–> AVVISI DAL 29 AGOSTO AL 5 SETTEMBRE 2021