DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SESTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Ascoltando il racconto di Gesù siamo subito colti da sorpresa e meraviglia perché abbiamo sentito qualcosa di strano e fuori dal normale. Noi non faremmo così, come quel “padrone di casa proprietario di una vigna”. Quello che ha fatto ci sembra anche un po’ ingiusto nei confronti di chi ha lavorato tanto. Siamo disposti a dire che è molto buono e generoso ma solo con qualcuno. Con i primi lavoratori è stato avaro e rigido. Quella bontà, mostrata verso gli ultimi lavoratori che hanno lavorato solo un’ora e hanno ricevuto una paga intera, a qualcuno può sembrare esagerata. Se noi pensiamo così, Gesù ha ottenuto l’effetto che desiderava: quello di metterci a pensare per comprendere le cose grandi e straordinarie che ci riguardano.

Qui non si parla di altri e non si raccontano storie tanto per passare il tempo, qui non si parla di politiche del lavoro o lotte sindacali o di salari. Qui si parla di noi e a noi sono accadute cose straordinarie. L’apostolo Paolo parla ai fedeli della comunità di Efeso della “straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio”. Questo è tutto. Siamo salvi! E siamo salvi perché qualcuno, cioè Dio stesso, ci ha voluto bene, ci ha amato infinitamente! E questo non è avvenuto perché ci siamo meritati questo amore con la nostra bravura. Dio ci ha amati perché siamo suoi, ci ha fatti Lui. E quando ci siamo allontanati da Lui, e siamo sempre pronti a farlo, Lui è venuto a cercarci e sempre ci perdona e ci accoglie. E fa tutto questo solo perché Lui è buono! E questa è la conclusione della parabola raccontata da Gesù: “Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Tutto questo comporta però dei rischi come per esempio la superficialità: parliamo di salvezza ma non ci rendiamo conto di essere veramente dei salvati. Dobbiamo andare a fondo, dobbiamo pensare e riflettere sul serio per comprendere che il male è un abisso tremendo nel quale saremmo potuti cadere. Quando vediamo il male commesso da altri e ci meravigliamo o scandalizziamo perché sono cose veramente tremende, dovremmo avere il coraggio di dire: io avrei fatto tutte quelle cose che ora detesto e rifiuto. Se non le faccio è perché qualcuno mi ha trattenuto dal farle e mi trattiene anche ora! Il Signore è intervenuto nella mia vita mediante l’educazione della famiglia, della comunità, della tradizione, della cultura e poi mediante la forza dei sacramenti. Il Signore mi ha veramente salvato! Se uno si rende veramente conto che poteva essersi perduto nella cattiveria e nelle brutture del male e invece si trova a vivere una vita spesa nelle relazioni familiari, nell’impegno di lavoro, nelle responsabilità educative pur con tutte le difficoltà quotidiane, e tutto questo nella prospettiva di una vita eterna che ci aspetta, sente nascere dentro di sé parole di riconoscenza e di lode verso Dio perché ci ha colmati della sua misericordia e del suo amore! Chiediamo tutto questo come una grazia: lo Spirito Santo ci illumini costantemente per farci capire che siamo veramente salvi!

Ma c’è anche un altro rischio ed è quello di identificarci con i lavoratori della prima ora, quelli che hanno lavorato tanto “e hanno sopportato il peso della giornata e il caldo”. E’ come dire: siamo stati cristiani fedeli per tutta la vita, siamo andati al catechismo, siamo andati a messa tutte le domeniche, ci siamo impegnati a mettere in pratica i comandamenti, ci siamo impegnati a fare del bene. Poi vediamo Dio che è capace di toccare con la sua grazia anche una persona che non ha fatto niente di bene e che si pente solo alla fine della sua vita. Vediamo che Dio salva anche coloro che sono stati lontani da Lui per tutta la vita, non pregando, non impegnandosi in qualcosa di buono. È il rischio dell’invidia: è come se ci sentissimo sfortunati perché a noi è toccato lavorare di più mentre altri vengono salvati anche se non si sono impegnati in niente! Anche questo rischio suggerisce una grazia da chiedere: quella di un cuore grande che ci fa sentire felici nel vedere. che Dio è così grande e così buono da salvare tutti i suoi figli!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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