DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

È un po’ particolare la festa di oggi. Di solito si fa festa per un evento importante. E l’evento più importante per tutti noi è la Pasqua perché è la festa della nostra salvezza: è la festa della vita che vince la morte e la festa dell’amore che vince il male. E tutto questo avviene in Gesù! Tutte le nostre feste sono eventi che preparano la Pasqua o che manifestano la Pasqua. Eppure oggi facciamo la festa del Duomo di Milano che è un edificio fatto di elementi materiali, anche se dobbiamo dire che è certamente bello e grande e che dobbiamo sentire un po’ nostro. Il Duomo di Milano è chiamato “chiesa madre” di tutti noi.

Ma noi guardiamo sempre a Gesù e oggi Gesù ci fa da esempio con il suo comportamento. Oggi lo vediamo passeggiare lungo un portico del tempio di Gerusalemme chiamato “portico di Salomone”. Era lì proprio perché partecipava a una festa simile alla nostra: la Dedicazione a Dio del Tempio di Gerusalemme. In realtà non era una vera Dedicazione perché quel tempio era stato profanato e dissacrato da un re pagano, proprio quell’Antioco IV di cui sentiamo parlare quando leggiamo la storia di una madre e dei suoi sette figli che hanno scelto la morte invece di abbandonare la fede nel Dio dei padri. Quando la furia della persecuzione passò e il re Antioco morì pochi anni dopo, avvenne una celebrazione di purificazione del tempio e una nuova dedicazione. Era l’anno 165 a.C.

Gesù, da buon ebreo, partecipava a questa festa che cadeva verso la metà del mese che per noi è dicembre. In quel giorno è stato circondato da Giudei che l’hanno accostato con atteggiamento di sfida e Lui ha risposto dicendo parole bellissime sulle quali non ci soffermiamo oggi perché le meditiamo soprattutto dopo Pasqua. Oggi ci basta il suo atteggiamento silenzioso e la sua semplice presenza a quella festa. Possiamo considerare anche la sua solitudine perché nel testo del Vangelo non si parla dei suoi discepoli. Forse stava pregando o forse stava pensando, o magari stava guardando la gente che veniva alla festa. Noi non sappiamo tutto questo. Però era lì e con quel suo atteggiamento approva e benedice noi che facciamo la festa di un edificio come il Duomo o facciamo le feste patronali delle nostre chiese.

Ma poi dobbiamo andare avanti e accogliere un’altra parola che ci viene dall’apostolo Paolo: visto che si parla di edificio, Paolo ci dice subito: “voi siete edificio di Dio”. Si stava rivolgendo alla comunità di Corinto, una comunità divisa tra diverse fazioni, qualcosa di simile ai moderni partiti. C’era il partito di Paolo, c’era il partito di Pietro, c’era il partito di Apollo ed era una comunità particolarmente litigiosa. La comunità è come un edificio che va costruito a poco a poco e che esige il contributo di tutti, secondo la grazia che ciascuno ha ricevuto da Dio. Ma ogni edificio viene costruito su un solido fondamento. E questo fondamento del nostro edificio è solo Gesù Cristo: “Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”.

Su questo fondamento noi mettiamo qualcosa che fa bello e grande l’edificio di Dio che è la nostra famiglia o comunità. Paolo usa le immagini dell’oro, dell’argento, delle pietre preziose, del legno, del fieno e della paglia. Sono solo immagini della nostra vita che può essere fatta di comportamenti e gesti preziosi, belli e forti o può essere sciupata in cose da nulla, non solo fragili come il legno ma anche sciocche e brutte. Tutto sarà sottoposto a giudizio e resisterà solo ciò che è prezioso e duraturo. “Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa”.

Tutti abbiamo ancora in mente le immagini di quell’edificio di Milano che è bruciato alla fine di agosto e ora si parla spesso della qualità del materiale con cui è stato costruito. E’ proprio secondo le parole dell’apostolo Paolo. Questo è un invito rivolto a ciascuno di noi perché possiamo verificare che tipo di materiale stiamo usando per costruire la nostra vita su quel fondamento che è Gesù Cristo. L’oro, l’argento, le pietre preziose sono le nostre opere di amore, di unità, di fede, di speranza, di pazienza, di pace.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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