DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE. SECONDA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

“Un uomo diede UNA GRANDE CENA e fece molti inviti”. La parola cena ci è molto familiare. Prima di tutto perché ci è familiare l’Eucaristia in cui sempre si richiama l’ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli. Sempre durante la Messa proclamiamo Beati gli invitati alla CENA dell’Agnello. Ma poi anche perché la Cena è come una immagine per esprimere quello che ci aspetta in futuro: ci aspetta una festa, qualche volta come intima e personale, qualche volta come un grande banchetto con tanti invitati. La cena, di per sé, ha qualche caratteristica particolare. Sembra banale dire che a cena si va per mangiare, ma è vero, e così si intende dire che non si va a lavorare e faticare. Ma se si va a cena è perché si sta bene e dunque si esclude anche la sofferenza. E poi si suppone anche che chi dà una grande cena sia ricco e offra cibi ben preparati, secondo tutti i gusti, e vini prelibati, con musica e danza, e tutto con grande abbondanza. Chi è ricco se lo può permettere. Queste sono immagini degli antichi profeti. Ma c’è un’altra caratteristica importante ed è la gratuità: se si tratta di una grande cena non è per raccogliere fondi per un progetto di solidarietà. Se si accetta l’invito si va e basta, contenti di mangiare senza aver fatto fatica e di stare un gli altri e riconoscenti a chi ci ha invitati. Sarebbe normale terminare la cena dicendo: “Grazie! E’ stato molto bello stare qui! Siamo stati molto contenti! Lei è una gran brava persona!”.

Invece succede una cosa incredibile: LA RISPOSTA DEGLI INVITATI. Quell’uomo fece molti inviti ma gli invitati cominciarono a scusarsi. Non potevano andare a godersi una cena perché avevano molto da fare, erano persone impegnate e non avevano tempo da perdere! E il padrone di casa che aveva preparato la grande cena dice: “Io voglio che la mia casa si riempia! Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi” ossia: chiama qui gli esclusi, quelli che nessuno invita mai, quelli che spesso si vedono chiudere le porte in faccia, i poveracci, quelli cui si proibisce l’ingresso al tempio perché sono impuri e peccatori. Vengano qui alla mia grande cena. Degli altri, invitati per primi, troppo impegnati, nessuno gusterà la mia cena.

Ed ecco LA GRANDE DOMANDA: di chi si sta parlando? forse si sta parlando di noi? Chi siamo noi? Siamo parte di quei poveracci poco considerati e di cui nessuno ha stima ma che alla fine entreranno in sala a gustare la cena? Oppure siamo persone molto responsabili e impegnate, talmente impegnate che non ha tempo da perdere in cene e ricevimenti? Se veniamo a sapere che il cibo è la Parola di vita che Dio ci rivolge, il cibo è lo stesso Figlio di Dio che ci ama e desidera attrarci a sé e unirsi a noi, la compagnia da godere è quella di fratelli e sorelle che si vogliono bene e vivono in pace e formano una sola famiglia riunita nella casa di un solo Padre.

Ed ecco IL GRANDE RISCHIO: non apprezzare a sufficienza questi tesori che ci sono offerti da Dio Padre. Evitiamo questo rischio e rispondiamo con gioia a Dio che ci invita!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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