DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA 3ª DOMENICA DI AVVENTO

GIOVANNI FU INFORMATO DAI SUOI DISCEPOLI DI TUTTE QUESTE COSE. Quali cose? Che cosa sono andati a dire a Giovanni che era stato messo in prigione da Erode? Poco prima si dice nel Vangelo che la fama di Gesù si diffuse in tutta la Giudea e in tutta la regione circostante. E la gente diceva: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo!”. Diceva così perché Gesù, avvicinandosi al villaggio di Nain, che c’è ancora oggi e dista pochi chilometri da Nazareth, si imbatte in un funerale. Stavano portando alla sepoltura un ragazzo, figlio unico di sua madre, che era vedova. Gesù si commosse per lei e le disse: “Non piangere più!”. Poi richiamò in vita il ragazzo e lo diede a sua madre. Allora comprendiamo l’entusiasmo della gente e anche la sua fede semplice che riconosce in Gesù un segno chiaro di Dio che ha visitato il suo popolo. E il segno che Gesù ha mostrato è stato il suo cuore pieno di compassione verso una madre sofferente perché suo figlio era morto. E anche quello che ha fatto in presenza dei discepoli, inviati da Giovanni, ha origine dalla compassione che Gesù sente nel cuore quando è in presenza di malattie e infermità, quando vede la sofferenza umana. Ecco cosa dice il Vangelo: “In quella stessa ora guarì molti da malattie, da infermità e da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi”. In questo modo Gesù ha inteso mandare a Giovanni un incoraggiamento in un momento di sofferenza e di oscurità interiore.

Giovanni è stato preso dal dubbio di essersi sbagliato a proposito di Gesù! O forse ha pensato di aver parlato del Messia in modo inadeguato, di non avere compiuto bene la sua missione di preparare la strada al Messia che sarebbe arrivato dopo di lui. Gesù non stava facendo quello che Giovanni aveva immaginato: una chiara separazione tra il bene e il male, un chiaro inizio di un regno di giustizia e non soltanto di giustizia sociale per fare stare un po’ meglio i poveri ma anche di una vera conversione a Dio, che viene giustamente riconosciuto, adorato e amato. Sembra invece che con Gesù nulla stia cambiando. Tutto va avanti come prima.

Allora può nascere la domanda: a cosa serve accogliere Gesù se poi nulla cambia? Ma questo non è vero! In realtà tutto è cambiato nella vita di quella madre che ha riavuto sano e salvo il suo unico figlio! Tutto è cambiato nella vita di quei non vedenti che grazie a Gesù hanno riacquistato la vista! E così per tutti gli altri guariti da Gesù! Tutto cambia nella vita quando si sperimenta l’intensità e la bellezza dell’amore di Gesù che si china con compassione sulle nostre sofferenze! In quei giorni Gesù avrà fatto sentire anche a Giovanni la sua compassione mentre stava soffrendo in prigione. E’ vero che Gesù, mentre ha guarito tanti ammalati, Giovanni l’ha lasciato in prigione fino alla morte! E questo è il segno di una chiamata straordinaria di Giovanni da parte di Dio, una chiamata ad annunciare anche con la sua morte il destino di Gesù, che di lì a pochi mesi sarebbe stato pure lui condannato a morte.

In quei giorni Gesù ha dimostrato tutta la sua compassione amorevole verso molti sofferenti e anche verso Giovanni, prima di tutto confermandolo nella sua missione indicare al mondo la persona del Messia, che era Gesù di Nazareth, e poi dandogli forza nel momento supremo della testimonianza fino al martirio! Tutto quello che è successo in quei giorni in Galilea tra Nain, Cafarnao e Nazareth, riemerge tale e quale anche qui da noi in questi giorni. Le sofferenze di tante persone sono senza numero e tante sofferenze emergono perché riguardano più la mente e lo spirito che non il corpo. Ma anche Gesù è presente in mezzo a noi e i nostri occhi, come quelli di Giovanni, qualche volta si oscurano e non vedono bene i segni di amore che Gesù sparge continuamente nella nostra vita. Spesso vorremmo vedere qualcosa di più eclatante e più evidente. E invece no. Questo non è il tempo della manifestazione in potenza e gloria. Verrà, certamente, questa manifestazione gloriosa. Ma non ora. Questo è il tempo di scoprire la presenza di Gesù che opera nel silenzio e nella normalità di tutti i giorni, e non manca di far sentire la sua forza e la sua compassione a chi, con amore, lo ricerca e si affida a Lui.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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