DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURA DELLA 4ª DOMENICA DI AVVENTO

“BENEDETTO COLUI CHE VIENE, IL RE, NEL NOME DEL SIGNORE!”. Queste sono le parole dette da una folla di discepoli pieni di gioia. “Si misero a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto”. Noi sappiamo che questo avvenne pochi giorni prima della Pasqua e facciamo memoria di quel fatto il giorno della Domenica delle Palme. Gesù é in cammino verso Gerusalemme e cammina davanti a tutti. Lì, a Gerusalemme, deve compiersi il suo destino di sofferenza, morte e risurrezione, la sua Pasqua, il suo passaggio da questo mondo al Padre. Va incontro a tutto questo nella piena consapevolezza di compiere fino in fondo la volontà del Padre. Ma entrando in città compie un gesto semplice e simpatico: vuole un asino e lo cavalca, come facevano gli antichi re di Israele, che non sono mai stati una grande potenza guerriera e conquistatrice, con tanti reparti di cavalleria, ma piuttosto erano in balia di altre grandi potenze militari. I re di Israele dovevano pascere il popolo nel nome di Dio e guidarlo su vie di pace e di giustizia. Cose che ben pochi degli antichi re, hanno fatto! Ma Gesù è così: è un re, una vera guida, un vero signore, e vuole guidare veramente il suo popolo per le vie della pace, della giustizia e dell’amore. Per questo vuole regnare nei cuori delle persone e non su vaste regioni geografiche.

Il fatto di Gesù che entra in Gerusalemme fa nascere in noi alcune domande.

La prima: Sappiamo riconoscere la venuta di Gesù in mezzo a noi e in noi, oggi? Gesù predilige il silenzio, il nascondimento, la semplicità e la povertà di alcuni gesti che capiscono solo quelli che vogliono capire. Se Gesù quel giorno ha voluto per un momento un asino che poi ha rimandato al suo padrone, oggi predilige con noi la via di un pensiero buono o l’incontro con una persona che ci dà una giusta indicazione o un incoraggiamento o una correzione e facciamo fatica a dire: è il Signore che mi ha parlato, è il Signore che viene a visitarmi! Mentre invece è vero, è proprio così. Quando leggiamo la parola del Vangelo e la leggiamo in fretta e in modo superficiale facciamo fatica a riconoscere la venuta del Signore che mi è vicino e parla proprio a me! E così è anche la venuta del Signore nel pane spezzato proprio in sua memoria: il Signore è qui, per me, adesso e vuole entrare in me. Ma non sempre siamo pronti o disposti a riconoscere la sua venuta in queste modalità. Anche quel giorno, a Gerusalemme, tanti hanno fatto la stessa fatica a riconoscere un Salvatore proprio in quell’uomo che non diceva niente, seduto su un asino, mentre una folla un po’ confusionaria, oltretutto con i bambini che non sanno niente della vita, facevano gesti un po’ strani (stendere mantelli per terra, tagliare i rami dagli alberi, agitare rami di palma) e dicevano parole esagerate sulla salvezza, sul regno, sul re Davide. Queste cose erano fatte e dette da una folla di discepoli pieni di gioia che lodavano Dio. Ma altre persone avevano il cuore concentrato sui loro interessi e attaccati alle loro tradizioni, non erano aperti alle novità che Dio sa introdurre nella vita. Non facciamo come loro, cerchiamo di essere piuttosto come la folla dei semplici, dei bambini e dei discepoli che avevano visto le cose belle che sa fare il Signore quando viene accolto e per questo erano pieni di gioia.

E questo ci porta alla seconda domanda: possiamo dire di essere davvero anche noi “pieni di gioia?”. Però facciamo attenzione: non confondiamo la gioia con la spensieratezza e l’assenza di problemi e preoccupazioni! Quando si è gravati da responsabilità o si è ammalati o preoccupati per qualche pericolo da affrontare o qualche problema da risolvere a volte non si ha la capacità neanche di sorridere. Eppure anche in quei momenti è possibile coltivare un senso speciale che possiamo chiamare gioia: è la consapevolezza di non essere fuori posto, di avere qualcuno che ci ama e ci dà forza, qualcuno che al momento giusto ci saprà illuminare, guidare e darci forza. E’ qualcuno che ci dà la certezza che la nostra vita è al sicuro e che non andrà mai perduta. Questo “qualcuno” per noi è il Signore Gesù! Proprio Lui che un giorno ha detto: “Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena!”.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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