DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI PASQUA

Gesù “si mostrò agli apostoli vivo dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio” “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e fu sepolto ed è risorto il terzo giorno, e apparve a Cefa e ai Dodici apostoli” “In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta … apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli … Da ultimo apparve anche a me, Paolo

il primo giorno della settimana apparve (forse per prima) a Maria di Magdala e prima di apparire agli apostoli mandò proprio lei da loro ad annunciare la bella notizia che Lui era vivo.

Queste persone dicono tutte la stessa cosa: che Gesù di Nazareth, che era stato messo in croce, è morto ed è stato messo in un sepolcro, dopo tre giorni è risuscitato e loro dicono di averlo visto vivo. Ha parlato con loro, ha insegnato di nuovo qualcosa sul regno di Dio, ha mangiato ancora insieme con loro, li ha incoraggiati, ha rinnovato la sua fiducia in loro, li ha anche rimproverati quando ha visto che vacillavano nella loro fede, li ha investiti di autorità incaricandoli di andare nel mondo a diffondere la sua parole.

Passando di luogo in luogo e di secolo in secolo, tutto questo è arrivato fino a noi e noi, oggi, siamo qui a lasciarci interpellare da questo messaggio, da questa notizia. Notiamo una cosa: Gesù non si è lasciato prendere da nessuna voglia di rivincita. Non è andato da nessuno di coloro che avevano favorito la sua condanna: né dai capi dei sacerdoti o dai capi del popolo, non da Erode o da Pilato, non alla folla che gridava: “Sia crocifisso!”. A nessuno di loro è andato a rinfacciare il loro errore. È andato invece dai suoi amici, da tutti coloro che avevano già con lui un rapporto di amicizia e qualcuno anche qualcosa di più, per esempio la fede cioè la voglia di affidare a lui la propria vita di lasciarsi coinvolgere nella sua vita, oppure anche l’intuizione che Gesù sia qualcuno di ben più grande che un semplice uomo. E’ andato da loro per rafforzare questa amicizia, questo amore così che la loro vita potesse continuare con una nuova forza interiore.

La nostra avventura è simile alla loro, a quella di quei primi uomini e quelle prime donne che hanno incontrato Gesù per strada o nelle case, o in campagna o in città, l’hanno ascoltato quando parlava o l’hanno visto compiere qualche guarigione, qualcuno in modo continuativo e stabile, qualcun altro in modo più saltuario. Tutti però hanno sentito il dolore della “perdita” di Gesù quando è stato condannato a morte e poi deposto nel sepolcro. Ma poi l’hanno visto, una o più volte, chi in un modo e chi in un altro modo. E questo ha fatto sì che ciò che avevano cominciato con lui qualche tempo prima ora potesse continuare ancora meglio di prima.

Ecco dunque la traccia della nostra vita di cristiani di oggi: il nostro incontro con Gesù è già avvenuto. La sua parola ci ha già raggiunto, il suo Spirito ci è già stato donato nel nostro Battesimo, siamo già inseriti in Lui, la fede in Lui qualcuno, per la maggior parte la famiglia, ce l’ha trasmessa. Cosa ci manca allora?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo semplicemente guardarci in giro, per studiare la vita delle persone. Ci sono persone che vivono in modo tale che fanno nascere in altri la domanda: ma chi glielo fa fare? Oppure: dove trova la forza di sopportare tutto questo? Oppure: perché quella persona si dedica agli altri con generosità, sempre e comunque? E non c’è solo la vita degli altri da studiare e capire, c’è anche la morte: forse conosciamo tutti persone che sono morte in pace, serenamente e addirittura contente.

Alla domanda posta prima dobbiamo rispondere: a queste persone non manca nulla, infatti hanno Gesù che dona loro forza, speranza, gioia, pace, capacità di amare, di donarsi. È Gesù presente in loro, sempre vivo, sempre presente perché Gesù non abbandona mai i suoi amici. Ecco dove è Gesù risorto: è in chi lo aspetta e lo accoglie perché lo ama e Lui con la sua presenza silenziosa aiuta queste persone a vivere come Lui ha vissuto qui in terra. Se uno non lo desidera, non lo aspetta e non lo accoglie si ferma alla semplice domanda: ma dov’è Gesù? Come faccio a credere se non lo vedo? E se chi mi parla di Lui mi racconta fantasie? E se chi parla di risurrezione di Gesù dai morti mi racconta una grande bugia di sua invenzione? Questo modo di ragionare distaccato e un po’ intellettualistico non porterà a niente di buono. Gesù è vivo, è sempre con noi, è sempre in noi, lavora con noi. Forse quello che manca a qualcuno è la piena consapevolezza di questa presenza. E se questa piena consapevolezza arriva allora ciò che segue è una grande gioia, la “gioia piena” di cui Gesù ha parlato.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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