DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: SETTIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Oggi abbiamo ascoltato tre storie, solo in apparenza molto diverse e anche molto lontane nel tempo. In realtà sono molto simili, anzi a queste tre storie dovremo aggiungerne una quarta, e cioè la nostra storia, quella di ciascuno di noi.

La prima storia è quella di Giosuè, che ha preso il posto di Mosè nella guida del popolo. Giosuè ha guidato il popolo nella conquista di quella terra che Dio aveva promesso ad Abramo e ai suoi discendenti. Un giorno Giosuè ha organizzato una grande assemblea al centro della Palestina, a Sichem. In passato, a Sichem avevano soggiornato per un poco anche i patriarchi Abramo e Giacobbe. Ora Giosuè raccoglie in unica assemblea tante tribù diverse che in base alle storie di famiglia tramandate di generazione in generazione, si richiamavano lontanamente ad Abramo. In quella grande assemblea Giosuè pone tutti coloro che si sono radunati, pensando di essere discendenti di Abramo, davanti a una scelta e lascia a loro la libertà di scegliere: o il Dio di Abramo e di Mosè che ha fatto percorrere il passaggio del Mar Rosso e attraverso il deserto dimostrando molte volte di averli salvati o gli dei che i loro antenati, quelli che Abramo aveva abbandonato, adoravano e continuavano ad adorare. Per quanto riguarda Giosuè la scelta era già chiara: lui e la sua famiglia avrebbero scelto il Dio di Abramo e avrebbero rifiutato tutti gli altri dei. Anche il popolo presente condivide la scelta di Giosuè e dice: “Noi serviremo il Signore nostro Dio e ascolteremo la sua voce!”.

La seconda storia è quella degli abitanti della città di Tessalonica dove Paolo, da poco chiamato da Gesù ad essere apostolo, è andato ad annunciare il vangelo cioè la buona notizia della salvezza che Dio offre a tutti mediante Gesù, che è morto ed è risorto. Paolo si congratula con loro: “per l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo”. E poi ricorda gli inizi della sua presenza in mezzo a loro e dice: “E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia”. E il frutto di questa predicazione è questo: “Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù”. Abituati ad adorare dei e dee come Giove, Venere, Marte, Diana, Apollo e tutti gli altri e sentito parlare di Dio, quello unico vivo e vero, cha ama il mondo così tanto da mandare in suo Figlio chiamato Gesù che è morto e risorgendo ha vinto la morte, hanno deciso di stare dalla parte del Dio vivo e vero e di rinunciare a tutti gli altri dei nati dalla immaginazione umana.

La terza storia è quella dei discepoli che seguivano Gesù. Ascoltando alcuni suoi insegnamenti un po’ duri alcuni hanno fatto la scelta di abbandonarlo mentre altri erano tentennanti. Chi ha deciso di andarsene Gesù li ha lasciati andare, non li ha rincorsi e pregati di restare. Agli altri ha chiesto se volevano andarsene. Uno (Simon Pietro) risponde per tutti e dice: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” e quindi decidono di restare anche se sono rimasti in pochi e lo fanno non perché hanno capito tutto quello che ha detto ma perché sta nascendo in loro una intuizione speciale: che questo Gesù dice, sì, parole a volte dure ma sono parole vere, cioè non li sta prendendo in giro.

A questo punto occorre aggiungere la quarta storia che è quella di ciascuno di noi. C’è un detto fra noi che dice che non si può tenere il piede in due scarpe: occorre scegliere da che parte stare. La domanda per noi oggi è la stessa di Giosuè alle tribù del suo tempo e la stessa di Gesù ai suoi discepoli: “Voi da che parte volete stare?” Occorre essere chiari nella vita: è meglio dirlo chiaramente se stiamo dalla parte del Dio vivo e vero e del suo Figlio Gesù, se abbiamo deciso di affidare a lui, e solo a Lui, la nostra vita. Altrimenti si continua a tentennare e si rischia di andare avanti pensando che tutto vada sempre bene, l’importante è avere un po’ di salute. Dobbiamo avere il coraggio di esprimere con chiarezza questa scelta. In realtà l’abbiamo già fatta nel giorno del nostro battesimo (“Rinuncio a Satana e alle sue opere”, “Credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”) ma è bene rinnovare spesso nella nostra coscienza questa scelta dicendo. “Signore, io scelgo e voglio stare sempre con te!”.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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