RELIGIONI/DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELL’OTTAVA DI NATALE

Otto giorni fa abbiamo fatto festa per la nascita di un bambino: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” diceva il profeta Isaia. Il profeta descriveva con parole semplici anche il futuro di questo bambino: un futuro luminoso di potenza e di guida saggia di tutte le nazioni, un futuro di pace nel quale noi tutti dobbiamo continuare a sperare. Ma a proposito della nascita del bambino si dice semplicemente che Maria, quando giunse il suo momento “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”. Per ora è solo un bambino senza nome.

Scegliere un nome è una cosa seria perché sarà il modo con cui tutti lo chiameranno per sempre. È vero che spesso noi scegliamo un nome che ci piace ma tra gli ebrei non era così. C’era la fierezza di portare avanti la tradizione della discendenza oppure ricordare qualche fatto straordinario. Ricordiamo il nome di Giovanni che vuol dire “Dio fa grazia”: due genitori anziani (Elisabetta e Zaccaria) che avevano desiderato un figlio per tutta la vita ora finalmente l’hanno ottenuto in dono da Dio. Per questo lo chiamano Giovanni.

Ma per il figlio nato da Maria la scelta del nome è già stata fatta, il suo nome viene dall’alto: “gli fu messo nome GESÙ, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”. Nel racconto di san Matteo c’è anche il rispetto della tradizione e degli avi perché questo bambino, secondo la promessa che Dio aveva fatto al re Davide, deve apparire come il figlio della promessa fatta anticamente a Davide. Per questo l’angelo dice in sogno a Giuseppe, sposo di Maria: “Giuseppe, figlio di Davide, non avere paura a prendere Maria come tua sposa. Il Bambino che è in lei è opera dello Spirito Santo e TU lo chiamerai GESÙ perché egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

GESÙ vuol dire DIO SALVA! Ora abbiamo un nome con cui chiamare questo bambino e questo nome ci ricorda e ci ricorderà sempre sia l’opera di Dio che è grande perché ci ha creati come suoi figli e quindi ci ama, sia la nostra condizione umana: siamo peccatori, abbiamo sbagliato, abbiamo voltato le spalle a Dio che ci ama ed è nostro Padre ma Lui continua ad amarci perdonando i nostri peccati e chiamandoci a condividere con lui la sua vita: una vita nella grazia e nella pace, nell’amore e nella gioia. E questo per sempre.

Il canto degli angeli la notte della nascita del Bambino, diceva: “Pace in terra agli uomini che EGLI AMA”. Ora veniamo a sapere che questo amore Dio lo manifesta salvandoci: ci tira fuori dalla fossa nella quale siamo caduti. È la fossa della disobbedienza, di una vita senza senso, di una vita senza amore e senza pace, di una vita brutta e vuota. Ci chiama una vita da figli, in una famiglia piena di relazioni belle, una famiglia che vive nella gioia, nella pace, nell’aiuto reciproco, nella verità. Questa è la vita che noi viviamo già adesso (pur con tutte le sue fatiche) e che la si può chiamare un piccolo assaggio della vita che sarà per sempre nostra nell’eternità. Tutto questo è stato reso possibile da questo “bambino che è nato per noi”. E il nome di questo bambino è DIO SALVA. Per noi oggi è una cosa veramente normale pronunciare, anche con amore e rispetto, il nome di Gesù. Chissà quante volte lo abbiamo pronunciato! Ma ogni tanto facciamo uno sforzo, mentale e affettivo, per ricordare che Gesù vuol dire Salvatore e allora pensiamo con riconoscenza che noi, senza di Lui, saremmo veramente perduti e morti, mentre invece, avendo Lui, scopriamo di essere vivi e salvi. Allora con riconoscenza possiamo dirgli: “Veramente, o Gesù, tu sei il nostro Salvatore!”


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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