DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DOMENICA DI QUARESIMA

TURIN, ITALY - MARCH 15, 2017: The symbolic fresco of patriarchs Moses, Joseph, Abraham and Josue in church Chiesa di San Dalmazzo by Enrico Reffo and Luigi Guglielmino (1916).

Gesù aveva appena detto: “Io non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”. La gente che gli stava attorno ha ascoltato queste parole non come le intendiamo noi, che già abbiamo il dono della fede e sappiamo che Gesù sta parlando del Padre che è Dio. Quella gente ha fatto anche domande come: “Dov’è tuo padre?” e anche: “Tu chi sei?”. Si rendevano conto che Gesù parlava bene, che era un bravo maestro ma rimaneva una parte un po’ misteriosa in ciò che diceva. Volevano vederci chiaro e capire un po’ meglio. Ecco allora: abbiamo a che fare con persone che sanno fare dei passi buoni, stanno attente a chi parla, desiderano comprendere meglio e sono mossi da una certa curiosità che è una cosa buona.

L’evangelista Giovanni chiama tutto questo con una parola molto impegnativa: credere: “Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto”. Ci fa capire così che la fede è un cammino, un viaggio: si comincia a fare i primi passi e si va un po’ avanti ma poi avviene che qualcuno si stanca e si ferma, è demotivato e non va più avanti. Il racconto di oggi dice addirittura che quelle persone si trasformano in nemici che non sopportano più quel maestro che poco prima avevano stimato e arrivano a prendere dei sassi per fargli del male, come si fa quando si è deciso di lapidare qualcuno per punirlo con la morte.

Questa storia interpella ciascuno di noi con la grande domanda: “A che punto è la mia fede? Sto camminando o sono bloccato?”. Rispondendo a queste domande possono succedere cose strane: per esempio può succedere che qualcuno è convinto di avere una grande fede per le preghiere che dice, perché porta avanti le abitudini che gli sono state insegnate tanti anni fa, perché sa di essere stato battezzato, quindi è cristiano e dunque ha fatto tutto. Non si rende conto che è possibile fare tutto questo e non avere la vera fede. E può succedere anche che qualcuno è convinto di avere poca fede o di avere addirittura perso la fede poi invece ci si accorge che la sua fede è grande e lui non sa neanche di averla. In fondo è ciò che avviene ai bambini piccoli che non sanno fare discorsi sulla fiducia ma hanno una totale fiducia nel papà e nella mamma e non riescono a stare un momento distaccati da loro. Lo si dice tante volte: Dio vuole da ciascuno di noi lo stesso atteggiamento di un bambino piccolo che sta bene quando è in braccio a sua mamma e non gli manca niente. Lo dice bene il Salmo 130: “Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. Oppure anche quando diciamo o cantiamo: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla!”. È come dire: quando uno ha Dio, ha tutto e non gli manca niente! Possiamo dire che tutto questo è vita vera per noi o è soltanto un canto o delle parole che diciamo con le labbra ma senza piena convinzione? Questa è la libertà di cui parla Gesù quando dice: “Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”.

A metterci a parlare di libertà non finiremmo più. Anche noi siamo come quei Giudei del Vangelo: siamo convinti di godere di molte libertà perché diciamo quello che vogliamo e andiamo quando e dove desideriamo. È vero, godiamo di molte libertà che in tante altre nazioni non ci sono. Quindi se Gesù dice a noi: “In realtà voi non siete liberi ma siete schiavi di voi stessi. Voi non sapete cos’è la libertà!” anche noi ci arrabbieremmo un po’, ci sentiremmo punti sul vivo e reagiremmo male. Oggi Gesù ci lancia una sfida: accettiamola bene, non voltiamogli le spalle, perché in fondo Lui vuol fare risplendere davanti a noi una esperienza bellissima: l’esperienza di grande libertà e gioia che può si provare solo quando ci affidiamo completamente a un Padre grande e buono che si prende cura di noi. Però è vero che vivere questo atteggiamento veramente, ci può sembrare molto difficile. Ma come può essere difficile una cosa che un bambino piccolo vive benissimo con sua madre?


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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