Anche oggi sentiamo all’inizio del racconto un riferimento alla giornata lavorativa: dodici ore di luce ogni giorno per lavorare e portare avanti i vari impegni, e dodici ore di buio fatte per riposare e stare in casa perché fuori non si può fare niente. Nei tempi moderni questo ordine antico e sano è tutto stravolto ma è bene ricordare questo ordine fondamentale della nostra vita, per la nostra salute fisica e mentale. Il Figlio di Dio che è venuto in questo mondo mandato dal Padre a compiere un lavoro speciale, ormai sente di essere giunto al termine della sua giornata lavorativa.Mancano pochi giorni alla Pasqua: tutti faranno festa della liberazione e della rinascita del popolo dalla schiavitù d’Egitto. Negli stessi giorni Lui farà un’altra festa: il passaggio da questo mondo al Padre per indicare anche a noi la strada che dobbiamo percorrere. La potenza del male cercherà di spezzare la vita e le parole di amore di Gesù ma non ce la farà. Gesù muore affidandosi al Padre e amando i suoi fratelli che siamo noi. Questa è la sua vittoria. Proprio per questo si prepara a compiere un segno che ai nostri occhi appare un grande segno: una persona cara che è morta ritorna in vita e riprende la sua vita con i suoi familiari.Gesù ci sorprende nel suo modo di comportarsi.
Prima di tutto, pur sapendo che il suo amico è malato Lui non va a trovarlo e sta lontano. E poi dice parole sorprendenti sulla malattia: “non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, perché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Proprio quello che è successo: il suo amico è tornato in famiglia, domenica prossima leggeremo il racconto di una festa di ringraziamento in onore di Gesù dove lui verrà unto e profumato da Maria, sorella di Lazzaro, e anche lungo duemila anni di storia questo racconto viene letto in ogni parte del mondo a gloria di Gesù. In tutta questa storia si sottolinea il grande affetto che lega Gesù a Marta, Maria eLazzaro. Per questo Gesù torna senza paura a Betania, vicino a Gerusalemme dove i Giudei avevano già tentato di lapidare Gesù, si intrattiene con Marta e Maria, dialoga con loro, parla di vita e di risurrezione, condivide il loro dolore al punto di scoppiare a piangere. Si informa sul funerale e sul posto della sepoltura. Qualcuno nota questo legame di amicizia speciale e grande tra Gesù e Lazzaro. Ci si può chiedere anche: come mai Gesù non l’ha chiamato ad essere suo apostolo, visto che godeva di così tanta fiducia? Ma questo rimarrà sempre un grande mistero. È il mistero non solo della vocazione di Lazzaro ma anche della vocazione di ciascuno di noi: ciascuno di noi ha un posto speciale nella vita ed è bene che lo accettiamo con gioia e in pace perché ce l’ha donato il Padre che ci ama, come ha amato Lazzaro e tutti gli altri. E anche in questa storia non mancano le critiche; Gesù è accusato per non essersi preso cura di un amico e di non aver guarito Lazzaro come aveva guarito altri malati!
È come dire: Gesù è debole anche Lui, qualche volta fallisce o ama qualcuno di più e altri di meno. Ma soprattutto si intende dire che in ogni caso c’è una forza misteriosa e potentissima, così inesorabile che tutti devono subirla. Questa forza si chiama MORTE! Quando lei arriva non c’è più nulla da fare! Questo modo di pensare Gesù non lo accetta.Si reca al sepolcro, con un ordine coraggiosissimo lo fa riaprire, chiama Lazzaro ad uscire e dà ordine che venga slegato e lasciato andare! Dunque non è vero quello che comunemente si pensa: dal momento che tutti prima o poi dovremo morire, non importa nulla se si è ricchi o poveri, potenti o deboli, servi o padroni, la morte è più forte di tutti. Tutti dobbiamo sottostare a lei. Quando lei arriva non c’è più nulla da fare, bisogna fare quello che lei dice. NO! Non è così.Gesù è più forte della morte. Gesù è la VITA stessa! L’ha detto a Marta: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”.
Quello che ha chiesto a lei, lo chiede anche tutti noi: “Credi questo?”. Sta a ciascuno di noi rispondere e fare una scelta: vivere così e lasciare le cose come vanno sapendo che tutto è fragile e prima o poi tutto passerà in fretta oppure vogliamo uscire da questo modo superficiale di pensare e aderire con gioia e con il cuore a Gesù che dice di dominare la morte e di essere la VITA?Questa storia ha due conclusioni. La prima è tragica: le autorità costituite vedono in Gesù un potente disturbatore del proprio potere: “Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo!”. La seconda conclusione è gloriosa ed è per noi: Gesù non si è limitato a risuscitare un uomo amico, ma è risorto Lui stesso mostrandosi a noi come il vero potente e vivo per sempre: il vero dominatore delle forze di morte, il vero e unico re dell’universo che con gioia accogliamo in noi perché regni nei nostri cuori!
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Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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