DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE. DOMENICA DELLA DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO

“Costruire una casa e costruirla bene”. Sono parole di Gesù che vanno intese bene. Infatti riguardano quella casa che è la nostra persona e la nostra vita intera ma anche altro e lo vedremo. Gesù non è un impresario edile, è il nostro Maestro e Salvatore. Però usa un linguaggio molto pratico, comprensibile da tutti. Infatti noi tutti abbiamo una casa e la abitiamo tranquillamente perché ci fidiamo di chi l’ha costruita e pensiamo che l’ha costruita solida e sicura, se no non la abiteremmo. 

Tuttavia abbiamo anche un’altra casa che sentiamo nostra ed è la chiesa dove siamo adesso. È la nostra casa ed è stata costruita bene dai nostri padri. Una casa in mezzo alle nostre case. Anche se la nostra fede ci dice che Dio lo si può trovare ovunque e lo possiamo cercare e trovare e dialogare con Lui all’interno del nostro cuore, tuttavia a noi piace anche venire qui in questo posto a pregare, a cercare Dio, a fare una visita al Signore presente, a rinnovare il patto di amore tra noi e Lui in forma comunitaria. È la nostra Messa, la celebrazione dell’Eucaristia. Per questo amiamo questo luogo, ci sentiamo a casa quando siamo qui, sentiamo che qui Dio è presente e noi siamo contenti di cercarlo e di trovarlo proprio qui. 

Tra tutte le chiese che sono state costruite a gloria di Dio e per tutte le comunità, ce n’è una particolarmente preziosa perché è la sede del nostro Pastore e guida, successore degli apostoli, il nostro vescovo. È il Duomo di Milano. Ogni anno, dai tempi di san Carlo, alla terza domenica di ottobre facciamo questa festa con la gioia di avere una casa particolarmente grande e 

bella. Avere una casa grande e bella vuol dire essere contenti di far parte di una famiglia grande e bella che è la Chiesa, la comunità dei figli di Dio. 

Chi ha costruito bene una casa “ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia”. Questo è evidente nel caso delle nostre chiese e nel caso del Duomo che è lì da sette secoli. Ma se guardiamo all’edificio che è la nostra vita personale e la nostra persona, nascono molte domande. Dobbiamo chiederci se la nostra vita è veramente appoggiata sulla roccia per cui trova stabilità, sicurezza, percorre la strada del bene, dell’amore, della verità. Chi non ha questi valori vive nella incertezza continua, non trova mai pace, vive l’angoscia, poi la rabbia, fino alla noia e qualche volta alla disperazione. Certo, non c’è né pace né gioia in una vita così. E chi è questa persona che vive sempre nella serenità, nella sicurezza, nella pace, nella gioia? È veramente possibile una vita così? Gesù risponde di SÌ. Ecco le sue parole: 

“Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica”. Accogliamo queste parole con molta semplicità. Sono parole molto confortanti che ci liberano da molti pesi e preconcetti che riguardano anche il modo di intendere la vita cristiana. È vero o non è vero che quando pensiamo alla vita cristiana ci vengono in mente tante cose come preghiere da imparare e dire frequentemente, pratiche da compiere, rinunce da fare o tante altre cose da sapere e che riteniamo difficili come la lettura e la comprensione della Bibbia? Invece oggi ci viene detto che, se vogliamo una vita bella (non comoda e senza problemi) e nella pace, si tratta di “andare da Lui” Gesù e mettersi in atteggiamento di ascolto perché Lui ha qualcosa da dirci e ce lo dice con calma e a poco a poco. Sa anche Lui che ci sono alcune cose che potrebbero essere troppo pesanti e non saremmo capaci di sopportarle. L’ha detto ai suoi discepoli di un tempo e lo dice a noi oggi. Lui parla e ci dice quelle poche cose che siamo in grado di accogliere e di comprendere. E queste sue parole ci danno pace perché agiscono nel nostro cuore e plasmano anche il nostro comportamento. 

Forse anche tra noi c’è qualcuno che è stanco di una religiosità troppo tradizionale, pesante e ripetitiva, fatta di riti che non vengono compresi. Qualcuno può anche essere deluso da una immagine di Dio distorta perché non fondata sul suo amore infinito. Un Dio che fa paura e che punisce e si sente lontano. Ecco il richiamo di Gesù: ci chiede di cominciare da capo, e l’inizio è questo qui: andare da Lui come gli scolari al primo giorno di scuola, con l’animo aperto a tante novità e ascoltare la sua parola facile e buona. Questo è quella roccia su cui si posa quella casa che è il nostro cuore.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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