DON BENVENUTO COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Come mai Gesù dice così? Cosa c’è di così grande e di così importante che ora non possiamo capire? Cosa c’è di così pesante da non riuscire a sopportarne il peso? O forse Gesù si riferiva solo agli apostoli presenti all’ultima cena e non si riferisce a noi, che veniamo molte generazioni dopo di loro?

Anzitutto possiamo notare che quella frase la si può sentire anche nelle nostre famiglie. Non è forse vero che anche i genitori, sentendo certe domande dei bambini, sanno che non possono dire a loro tutta la verità in un colpo solo ma la devono dire a poco a poco? Proprio perché capiscano meglio. E quando si intuisce che un bambino non può capire, dicono: “Per adesso non puoi capire! Capirai quando diventerai grande! Porta pazienza!”. Da qui possono nascere tante reazioni diverse: c’è chi ascolta e obbedisce, c’è chi si arrabbia e si ribella o si chiude in se stesso e non si sente capito dai genitori, e così via.

Gli apostoli erano lì con Gesù e stavano mangiando la cena pasquale ma erano completamente ignari di cosa sarebbe successo nel giro di poche ore o pochi giorni: tradimento, arresto, condanna a morte, risurrezione, ritorno al Padre, missione nel mondo intero ad annunciare il Vangelo, testimoniare Gesù fino alla morte, e una morte violenta e poi il premio eterno! Tutto questo avrebbe spaventato quei poveri uomini! Eppure tutto si è compiuto ma a poco a poco, con la luce e la forza dello Spirito Santo. Gesù aveva già fatto degli esempi per farsi capire: aveva parlato del seme che deve marcire nella terra e morire per dare nuovamente frutto, aveva parlato del pastore che doveva essere percosso e le pecore si sarebbero disperse, ma era un pastore che dava la vita per amore delle sue pecore. Agli apostoli che desideravano sedersi accanto a lui nel regno futuro (ma era solo un desiderio di comandare!) Gesù aveva parlato di un calice da bere e di un battesimo da ricevere: ma questo significava tutto il dolore da sopportare con pazienza e amore, senza compiere alcun male. Tutto questo è difficile da accettare e da compiere. Anche loro hanno bevuto quel calice di sofferenza ma non sono stati degli eroi, avevano come noi le loro debolezze e le loro paure ma si sono fidati di Gesù e si sono lasciati guidare dallo Spirito Santo! E noi? Noi che veniamo dopo gli apostoli siamo un po’ avvantaggiati: sappiamo tante cose che loro ancora non sapevano, e cioè come sono andate le cose in quei giorni di sofferenza, morte e risurrezione di Gesù. Ma per quanto riguarda le cose della nostra vita dobbiamo fare anche noi come hanno fatto loro: fidarci e lasciarci guidare dallo Spirito Santo! E’ lui che suggerisce di dire o anche gridare la parola Abbà, cioè Padre! Anzi “Papà!”. E non sbaglieremmo ad aggiungere anche la parola “Mamma” perché Dio è amore totale.

Se pensiamo a tutte le cose della vita che possono spaventarci: a partire dall’incertezza del domani, dal senso di responsabilità nei confronti degli altri: il lavoro, i familiari, gli impegni comunitari. E’ molto facile sentir nascere la domanda: ce la farò? E anche sentir nascere la paura: non ce la farò mai! Non sono capace! Per arrivare a considerare i punti che non vorremmo mai toccare ma che si impongono: la malattia, la fatica di andare d’accordo, la morte. Meglio non pensarci! Sì, è vero e anche Gesù lo sapeva, ma ci dice: Non avere paura, non sei da solo o da sola! Io e il Padre ti doniamo il nostro Spirito Santo: è lui che ti darà forza e ti aiuterà a guardare in alto e chiamare Papà il tuo Dio e chiamare anche me tuo fratello! Tu sei con noi per sempre, tu vivi in noi e noi viviamo in te! Non avere paura!

Ma anche queste parole, che pure sono belle, rischiano di travolgere la nostra mente e il nostro cuore: vivere in Dio che è amore, sentire il cuore che scoppia di gioia, sentirsi sommergere da un mare di dolcezza e tenerezza, dire che vivremo per l’eternità, ma l’eternità è una cosa che la nostra mente non riesce ad afferrare, lasciarsi avvolgere in una perfetta armonia con tutti i nostri cari, contemplare per sempre il mondo, le persone, Dio in tutta la loro bellezza: tutto questo è il nostro futuro, la nostra vita sarà così! Ma per adesso i nostri occhi ancora non vedono, la nostra mente è troppo piccola per comprendere. Dobbiamo vivere nella speranza e nell’attesa di quel giorno quando Dio sarà tutto in tutti!.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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