TERZA DOMENICA DI QUARESIMA, DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE

È una storia un po’ triste quella di oggi perché è la storia di un gruppo di Giudei che per un momento sono stati attirati dalla bellezza di alcune parole di Gesù. Parole un po’ misteriose come queste: “Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”. Poco prima aveva detto: “Io vado e voi mi cercherete. Dove vado io voi non potete venire”. Queste parole erano un po’ misteriose per loro e nacque in loro un certo desiderio di capire meglio, di stare un po’ di più con Gesù per conoscerlo più da vicino. Ed è per questo che Gesù li invita a perseverare nella sua parola anzi, va un po’ più avanti e predice il futuro: che cosa avviene in un uomo che accetta di ascoltare la sua parola e la fa diventare un nutrimento per la sua vita? Gesù dice loro così: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Ma quei Giudei che ascoltavano si sono sentiti toccati su un punto molto delicato: quello della libertà, quello della dignità del loro popolo, di essere un popolo eletto, scelto da Dio che però stava vivendo un momento molto difficile per la dominazione romana. Per questo vivevano nell’attesa di un Messia potente in grado di scacciare i Romani. Per questo reagiscono male e all’inizio sono solo indispettiti ma alla fine sono veramente arrabbiati e prendono dei sassi per tirarli a Gesù. Ormai solo rabbia e odio prevalgono nel loro cuore. Per questo ai nostri occhi questa storia è triste: perché una amicizia appena nata muore subito e si trasforma in odio.

Al contrario di domenica scorsa quando abbiamo sentito di quella donna samaritana che all’inizio tiene la distanza con Gesù che chiama straniero ma poi lo accoglie nella sua vita come Salvatore!

Ma è giusto che ci confrontiamo anche noi con questa storia per viverla positivamente e cioè ascoltare la Parola di Gesù, perseverare in questa parola con costanza, con il desiderio di nutrircene sempre, con l’amore di ascoltare la parola di un amico che ci conosce e ci ama. Solo questo è ciò che Gesù ci invita a fare.

Il resto viene da sé, il resto è l’opera di Dio in noi. E Dio lavora in noi per trasformarci, per portarci a poco a poco a vivere nella verità: e la verità è che Lui ci ha voluti, ci ha chiamati alla vita, ha voluto fare di noi delle persone capaci di pensare e di amare, persone con cui entrare in dialogo, insomma ha voluto avere dei figli. E i figli, proprio perché sono figli, sono anche liberi: liberi si stare in casa ma anche liberi di andarsene, liberi di dire di sì ma anche di dire di no, liberi accogliere l’amore del padre e della madre ma anche liberi di rifiutarlo, liberi di fare cose buone e giuste ma anche liberi di sbagliare e di commettere errori, liberi di fare ciò che è bene e liberi di fare anche ciò che è male. Così avviene in tutte le nostre famiglie e così avviene nella grande famiglia dell’umanità nella nostra relazione con Dio.

E noi vediamo anche in questi giorni che cose terribili avvengono quando le persone mettono da parte la parola di Dio che dice: “Non uccidere” o la parola di Gesù che dice: “Beati i miti perché erediteranno la terra”. Dio vuole che noi siamo liberi e che usiamo la nostra libertà per scegliere di amare e dire: “Mio Dio, come sei stato buono con me perché mi hai chiamato alla vita! Sono contento di avere un Padre grande e buono come Te! Io scelgo di non allontanarmi mai da Te! Scelgo di amare anche i miei fratelli che tu ami!”.

Ma qualcuno non vuole dire queste parole e usa la sua libertà per fare disastri che portano alla rovina degli altri e alla rovina di se stessi. Eppure Dio Padre non farà mai un passo indietro nel togliere a un uomo la sua libertà ma aspetterà sempre che si converta e viva. Qui si sta parlando di tutti noi come dice l’apostolo Paolo nella sua lettera: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. Ma la sua Grazia lavora in noi per renderci giusti e santi, figli capaci di amare liberamente sia il Padre che ci ha creati che i nostri fratelli per vivere in un mondo di pace in attesa della vita piena ed eterna.

Quando professiamo la nostra fede recitando il CREDO ricordiamo che sono le parole di verità nelle quali noi crediamo e che ci fanno vivere facendoci pensare che noi veniamo dall’amore di un Padre che ci ha voluti e siamo in cammino verso di Lui per incontrarlo e vederlo faccia a faccia. Dicendo quelle parole compiamo un atto di suprema LIBERTÀ di figli: figli felici di essere amati e che scelgono liberamente di amare.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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