LETTERA DI “UNO CHE CONOSCEVA MICHELE BUGA”, TANTO NEL BENE QUANTO NELLE SUE ASPERITÀ

A volte ci capita la dolorosa esperienza di incrocio tra vita personale e lavoro. La prima ti coinvolge e ti penetra e il secondo ti richiederebbe distacco. Prendete questo ricordo come la lettera di “uno che conosceva Michele Buga“, tanto nel bene quanto nelle sue asperità. Dato che, andando al sodo, il ballabiese di adozione scomparso ieri sulle montagne della Valle Spluga era in sintesi uno che mescolava scazzi con il mondo, a tante cose fatte col cuore.

Michele, questo il nome italiano per semplificare il Mihail che era quello con cui lo hanno battezzato in Romania 60 anni fa, arriva qui con una storia tale da originare il primo tentativo di scriverne un libro. In famiglia le cose si complicano e lui ci si allontana, fatto che lo fa soffrire immensamente. Il rapporto con i figli poi nel tempo verrà recuperato.

Ospite prima di don Achille, poi in una comunità, un’esperienza ai Resinelli e finalmente trova una casetta in affitto a Ballabio, dove però si crea attrito con i vicini – tra carte bollate, interventi di Comune e vigili.

Nessuna descrizione della foto disponibile.È un uomo libero, Mihail Mugur Buga, e tale vuole rimanere. Alcune regole, quelle per lui non razionali, fa fatica a mandarle giù. E così gli capita di litigare in un locale pubblico per via del suo primo cane, l’adorato Timun che Michele lasciava libero per assecondarne l’indole, determinata della razza. Tanto l’animale è tranquillo, sa come farsi coccolare anche dagli estranei. L’amatissimo amico però gli costa tanto, per l’inveterata abitudine di banchettare a suon di pecore, quando si allontana per le proprie lunghe perlustrazioni.

Prima di veder riconosciuti in Italia i propri titoli universitari, Michele cambia mille lavori. Il preferito lo divide tra l’Italia e la Romania quale allenatore della nazionale rumena giovanile di ciclismo. Passano gli anni cullando sempre il sogno di riuscire a insegnare la matematica (sua autentica passione e nella quale era fortissimo quanto negli sport grazie a un fisico pazzesco e curato per tutta una vita). Sogno che realizza solo quasi alla soglia dei 60 anni, conquistando a fatica un meritato incarico pur se a livello di supplenza in un istituto superiore lecchese. Ma pure qui finisce tra polemiche, interventi dei sindacati. Le regole della scuola si sa non sono sempre logiche, anzi; alcune quindi non facevano per uno come lui, che considerava la coerenza cosa particolarmente seria.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, persone sedute, persone in piedi e spazio al chiusoDescritto così, potrebbe sembrare un personaggio quasi negativo, certamente divisivo. E in qualche modo lui lo era.

Ma Michele era anche uno che capiva i ragazzi e sapeva come valorizzarli, di certo in ciò è valsa la formazione accademica del Paese di origine che prevedeva per i docenti l’acquisizione di metodi atti al superamento delle difficoltà individuali degli studenti.

Con lui il sottoscritto aveva profondissime differenze di visione, dall’ideologia alla politica, perfino nel calcio…

Eppure Buga è stato figura molto importante per quasi un ventennio di vita a Ballabio, benché le antipatie, e le diffidenze quantomeno iniziali non siano mancate.

Dopodiché, la conferma di una personalità eccentrica ma in qualche modo straordinaria viene dalle telefonate e dai commenti ricevuti nella giornata di martedì, non appena BN ha dato conto della triste notizia della sua scomparsa.

Nessuna descrizione della foto disponibile.Tante le persone, ballabiesi vecchie e nuove, a piangere e ripetere come un mantra un giudizio affettuoso e lusinghiero su quel rumeno che parlava un italiano pressoché perfetto, sui suoi bellissimi cani, il modo educato con cui trattava bene la gente… Perché poi Michele Buga era uno che frequentava i luoghi comunitari del paese. Rispettato e apprezzato. Aveva giocato a lungo a calcetto con me, Marino del panificio, Paolo Dell’Oro, tanti ragazzi del posto, il Dario già a capo del Gso Ballabio eccetera eccetera.

Era uno di quelli che quando la famosa LegoFest era stata costretta a scendere per la prima volta al Politecnico di Lecco figurava tra i volontari che si erano resi indispensabili per realizzare la manifestazione.
Per tutti o quasi era l’uomo con i due cani più belli del mondo anche se un po’ scatenati.

E per me e la mia compagna, quello in grado di far apprezzare le materie scientifiche a un figlio iscritto alla scuola sbagliata – permettendogli di concludere, bene, con la maturità scientifica. E sempre nel personale era riuscito, lui tecnico del ciclismo di alto livello a insegnare ancora a nostro figlio e suo cugino come affrontare sulle due ruote strada e fuoristrada, con perizia.

Nessuna descrizione della foto disponibile.Chiunque lo abbia consultato per migliorare la pedalata, ha ricevuto suggerimenti e commenti di chirurgica precisione, di quelli che restano indelebili per tanto sono appropriati e utili.

E così oggi salutiamo troppo presto una persona libera e rispettosa della libertà anche dei propri quattro zampe, così generosa che ieri ha pagato il tributo più alto a tali qualità.

Ci mancherai Michele, sentiremo l’assenza della tua amicizia, del tuo acume, del tuo senso di giustizia, dello spirito di osservazione e della tua grande disponibilità; ci mancherà in qualche modo anche la tua testardaggine e un po’ di quella anarchia che faceva parte del pacchetto.

Sandro Terrani
con il decisivo contributo
di Nadia Alessi

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