DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA 3ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio è luce che illumina i nostri passi, è cibo che ci nutre ed è sapienza per la nostra mente. Ma quando incontriamo parole difficili come quelle di oggi è facile scoraggiarsi e dire: “Cosa vuol dire tutto questo? Non si capisce! Che cosa entra nel mio cuore per illuminarmi e nutrirmi? Niente!”. Eppure non bisogna scoraggiarsi. In queste domeniche noi stiamo ripercorrendo le tappe principali della nostra storia. Domenica scorsa abbiamo sentito che Dio ha creato il mondo intero e abbiamo ascoltato l’invito di Gesù a contemplare il sole e la pioggia come doni che ci aiutano a vivere.

Oggi torniamo di nuovo all’inizio: c’è stato un tempo quando la vita non c’era: “nessun cespuglio campestre, nessuna erba era spuntata”, niente pioggia, nessuno che lavorasse il suolo. Che tristezza! Un mondo senza vita è un mondo triste. Ma poi c’è un segno misterioso che dà speranza: e l’acqua che “sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo”. Qui la nostra mente comincia a capire e anche il cuore comincia a svegliarsi e a gioire. Infatti tutti comprendiamo benissimo la bellezza dell’acqua e sappiamo che l’acqua è portatrice di vita! Poi finalmente si dice che “il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”. Qui si parla di noi che oggi siamo qui, siamo vivi, abbiamo un corpo che è fatto di elementi che si trovano in natura e mentre siamo qui stiamo respirando e respiriamo anche quando facciamo tante attività, respiriamo anche quando non ce ne accorgiamo per esempio quando dormiamo: è l’alito di vita che ci fa essere dei viventi.

Continuando nella lettura troviamo un’altra parola facile da ricordare: è il giardino. Un giardino piantato da Dio e preparato proprio per l’uomo vivente, per noi. È quello che noi chiamiamo natura, adesso si usa più frequentemente la parola ambiente ma non è bella, è più bello parlare di giardino dove germogliano e crescono “tanti alberi graditi alla vista e buoni da mangiare”. Però non possiamo fermarci qui e dire che tutto questo è bello.

C’è anche una parola molto impegnativa : “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse”. È l’invito a lavorare per mangiare i frutti del giardino, nel giardino si trova una casa da abitare e il cibo che ci mantiene in vita. Per questo il giardino va custodito con cura e non rovinato, distrutto o sperperato. E poi tutti devono trovare in questo giardino la casa dove abitare e il cibo da mangiare. E non è permesso che qualcuno mangi troppo e qualche altro mangi poco o niente.

Eppure vediamo un mondo sporco e distrutto insieme a tante ingiustizie! Come mai? Anche la risposta a questa domanda si trova nel brano del Libro della Genesi che abbiamo ascoltato. Si parla, con un linguaggio un po’ poetico, di un albero speciale: è l’albero della conoscenza del bene e del male. L’ordine che viene da Dio è quello di lasciarlo stare. Possiamo fare tutto quello che vogliamo in questo giardino che è il mondo, ma non possiamo appropriarci del segreto di quell’albero. E invece cosa succede? Succede che qualcuno chiama bene quello che è male e chiama male quello che è bene e poi fa quello che vuole. Cerchiamo di ricordare queste poche parole e impariamo a giudicare quello che avviene sotto i nostri occhi tutti i giorni.

Ma ancora una volta la Parola di Dio è chiarissima quando dice: “Non devi fare così – cioè non rispettare quell’albero – perché nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire”. E i frutti di morte li vediamo, ne vediamo tanti e tutti i giorni. E spesso la morte schiaccia anche chi nella sua vita si è impegnato ad agire sempre bene, cioè ha rispettato il comando di Dio di non mangiare di quell’albero. Tutto questo è vero e allora nasce una specie di ribellione: non è giusto che sia così, che anche chi agisce bene sia vittima di ingiustizia e di violenza. E nasce anche una domanda importantissima: Chi ci salverà? È l’inizio di una lunga storia, la storia della nostra salvezza. E il nome del nostro Salvatore lo conosciamo molto bene!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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