MORTERONE, UN LETTORE ATTACCA IL CAI: “ASSURDO GIUSTIFICARE TAGLI DI ALBERI E NUOVE STRADE”

LECCO – L’ingegner Mario Covini, un nostro lettore già intervenuto a suo tempo sullo stesso tema, risponde con una lettera a BN ad un articolo apparso recentemente sulla rivista del CAI di Lecco, a firma di Sergio Poli. Un pezzo, quest’ultimo, che – per come è scritto – sembrerebbe giustificare tagli e costruzioni di strade (almeno stando all’ing. Covini).

Riportiamo sia l’articolo in questione sia, in forma integrale,  la lettera di risposta:

> Articolo CAI Lecco 2024 1

Spett. CAI di Lecco,
a seguito dell’articolo “Riflessioni tecniche sulla contestata strada forestale di Morterone” comparso sulla vostra rivista di marzo 2024, anche esortato da diversi amici escursionisti e amanti della Natura, mi sento in dovere di commentarlo come segue.

Innanzitutto non è assolutamente vero che le polemiche di cui parlate siano, come titola l’articolo e come ribadite all’interno, sulla strada, bensì anche:
– sulla modalità e risultati del taglio dei boschi
– sul fatto che i tagli riguardano solo i faggi (guarda caso!)
– sulla assoluta mancanza di manutenzione delle faggete stesse laddove non di taglia per profitto
– sulla assoluta mancanza di manutenzione di altri tipi di essenze quali carpini e noccioli (di nessun valore economico) seppur in molti casi più bisognose delle faggete, proprio per gli escursionisti
– sul fatto che i tagli siano stati fatti “a verde” fin da maggio, distruggendo quindi massivamente nidi, uova e piccoli di uccelli in riproduzione
– sul fatto che si è tentato goffamente di far passare la strada come una pista tagliafuoco
– sul fatto che sindaco o Amministrazione di Morterone non abbiano dato nessuna risposta convincente alle numerose prese di posizione sui quotidiani (io stesso ho scritto 2 PEC a luglio e settembre 2023 alla Amministrazione, ma non ho avuto nessuna risposta).

Le teorie esposte nell’articolo, inoltre, mi sembrano piuttosto attempate e obsolete rispetto alla realtà odierna e da quanto sta avvenendo a Morterone, a Culmine di San Pietro, Cremeno e in Valsassina… Tecnicamente giuste, ma riferite a boschi “un tempo tagliati ogni 20 anni” cioè valide fino agli anni 70 o 80, dimentiche del fatto che nel frattempo sono avvenuti cospicui cambiamenti climatici, con la tempesta Vaia in Trentino e con il bostrico che sta attaccando gli abeti a più non posso. Se non si prende atto che, con temperature estive nelle Prealpi pari oggi a quelle che quaranta anni fa vi erano solo in Puglia, e non si cambia qualche paradigma, credo non si faccia un gran bene alla gestione
forestale.

L’unico modo, a mio avviso, sarebbe quello di tagliare il bosco in modo molto, molto graduale, come avveniva una volta perché, questo incredibilmente il vostro articolo non lo dice, un tempo i boschi venivano tagliati a mano o con tecniche molto più rispettose e sostenibili, in modo da lasciare sempre il suolo e sottobosco protetti da ombra e al riparo da piogge battenti. Invece oggi, con piogge torrenziali e temperature bruciahumus che dovrebbero indurre a una cautela ancora maggiore nei i tagli, i tagli sono stati fatti con disboscatori, ruspe, teleferiche specifiche e macchine automatizzate che hanno asportato in pochi giorni ettari ed ettari di bosco (precisazione non secondaria e che non trovo nel vostro articolo: i tagli, per rispetto, un tempo venivano fatti nel riposo invernale del bosco, non “a verde”).

Il risultato, come una moltitudine di escursionisti ha potuto vedere e commentare e di cui sono stato spesso mesto testimone in loco è che, con i tagli fatti in passato, ancorché la massa asportata fosse stata “inferiore ai tre quarti di quella disponibile”, non si è avuta “conversione ad altofusto” come scritto nell’articolo, ma una “conversione a sterpaglia”! Inoltre, dei “corridoi che si riempiono di innovazione” non si vedono tracce perché, con temperature così alte, le povere matricine possono gettare tutti i semi, e le ceppaie i polloni, ma la crescita di faggi è battuta sul tempo da vegetazione opportunista e il sottobosco si riempie di cespugliame e piante più termofile prima dei “tempi lenti” della faggeta, devastandola e vanificando ahimè, la vostra bella parolina “rinnovabile”.

E comunque, al di là di teorie e di paroline o paroloni scientifici, quelli che contano sono i risultati. Basta andare a vedere e a questo proposito mi viene un dubbio: siccome parlate dei tagli attuali come “una pratica che è sempre stata fatta e non comporta conseguenze al territorio” siete andati a vedere come è lo stato dei boschi nei quali sono stati effettuati qualche anno fa i tagli? Io mi reco là, impegni permettendo, quasi tutte le settimane. E una considerazione importante, in primis per gli abitanti di Morterone: rotto l’equilibrio, i loro boschi ridotti così non torneranno mai più allo stato originale, con la conseguenza inoltre che l’aspettativa di crescita di valore economico di cui il vostro articolo parla diventerà una chimera.

Passando al tema strada, certamente, come dice l’articolo, “nessuno si è scandalizzato quando vennero realizzate strade a servizio dei paesi di montagna, togliendoli dal loro isolamento” ma mi è impossibile trovare il nesso tra una esigenza, anche qui obsoleta, degli anni 50, 60 o 70, quando le necessità e la sensibilità verso l’ambiente erano diverse (tant’è che ne paghiamo ancora oggi ahimè le conseguenze, e per fortuna nessuno rifarebbe più certe scempiaggini mangiasuolo) e la pista realizzata attualmente, distruggendo un avvallamento una volta splendido e di avvio verso il Resegone. Ma ciò che mi stupisce di più, è leggere un articolo di questo tenore dalle pagine della rivista del CAI, in totale dissonanza con le opinioni della moltitudine di escursionisti amanti della montagna che il CAI dovrebbe sempre rappresentare, tenore del tipo “il taglio del bosco c’è sempre stato” “le strade si sono sempre fatte”. Come a dire: “dove è il problema?”, e che potrebbe invece suonare quasi una asseverazione di codeste spicce attività con finalità lucrativa, non certo care agli alpinisti. Per il beneficio di una sola impresa.

Non si capisce neppure dove voglia andare a parare il vostro articolo: vuole forse dire “ripartano pure i tagli anche quest’anno e, se serve qualche aggiunta di strada, la si faccia pure con buona pace di tutti”? Su questo, credo, ci aspettiamo invece tutti una vostra risposta di chiarimento con presa di posizione netta in merito. Mi sarei aspettato due parole sul fatto che i tagli sono stati fatti a maggio, con la distruzione di nidi, uova e piccoli di uccelli in nidificazione, mi sarei aspettato qualche commento sul fatto che non si fa manutenzione
nei boschi e boscaglie ove transitano i sentieri se non tagli economici, mi sarei atteso ben altra presa di posizione sulla distruzione dei sentieri rispetto a: “ci aspettiamo che, a fine lavori, queste opere vengano realizzate”. Aspettiamo pure… se dopo un anno l’Amministrazione non risponde neppure alle domande poste.

Nel rispetto sempre e comunque di opinioni diverse dalle mie, alla fine, un articolo come questo, mi convince ancora di più che abbia ragione il rifugista del Resegone (che in moltissimi non smetteremo mai di ringraziare per avere portato alla luce i problemi), e invito il CAI, di cui i miei genitori e la mia famiglia erano sempre stati abbonati allo Scarpone anche quando, per età non andavano più in montagna “perché si sostiene una associazione che difende la montagna” a prendere delle posizioni più nette e, perché no, mettendoci anche un po’ “di pancia” se serve, quando la natura e la montagna vengono minacciate.

Mario Covini
(per scrivermi: mario.covini@tin.it)

 

IL PRECEDENTE INTERVENTO DEL NOSTRO LETTORE:

MORTERONE, UN ESPERTO SCRIVE AL SINDACO: “TAGLI A TAPPETO DELLE FAGGETE ROMPONO L’EQUILIBRIO”

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