BALLABIO – Le due anime della vita di Pino Pedrazzoli hanno caratterizzato anche il suo funerale. Applausi come si usa nel mondo dello sport per sottolineare il rispetto e la partecipazione e lacrime legate al suo impegno per gli altri a segnalare il dolore della perdita, della assenza che si farà sentire. Sport, in particolare calcio e partecipazione civile, le due cifre di Pedrazzoli.
Una chiesa gremita e tanta gente all’esterno in un lunedì feriale di agosto dimostrano in quanti ambienti Pino sia stato protagonista.
I primi banchi riempiti da una nutrita delegazione di volontari della Protezione civile, in cui era approdato come “R.o.c.”, rappresentante del sindaco ai tempi dell’amministrazione Pontiggia e poi rimasto nel gruppo una volta che lui stesso non era più tra i seggi del consiglio comunale.
Ai lati dell’altare invece i calciatori e la dirigenza della sua grande passione, la Calcio Lecco 1912, di cui è stato lui stesso dirigente. Fuori sul sagrato i ragazzi del C.a.r.a. di Cremeno che lui aveva organizzato in una squadra, poi tra i banchi le ragazze del calcio Uisp.
In prima fila sul lato istituzionale la sindaca Alessandra Consonni con fascia tricolore, affiancata dal vicesindaco Giovanni Bruno Bussola, il consigliere Domenico Scala, confusa tra la gente comune la consigliera di maggioranza Barbara Crimella.
A metà chiesa due sindaci emeriti, Luca Goretti e Luigi Pontiggia, l’ex vicesindaco Pinuccia Lombardini, gli assessori Luciano Cedro e Titta Locatelli mentre l’ex assessore Paolo Dell’Oro era tra i volontari della Protezione civile.
Discoste tra la folla l’ex assessore Manuela Deon e la ex consigliera e compagna di maggioranza di Pino Daniela Danieli.
Vicino alla bara Giuseppe Ruberto, l’amico superstite, sfiorato dalla sorte il giorno dell’incidente, in divisa della Protezione civile.
Lui non si è mai scostato dalla salma, perché dentro ha quel pensiero comune a tutti i sopravvissuti: “Vedi lui è lì steso (nella bara, ndr) e io sono qui“.
E poi il lato privato, quello intimo della sua famiglia, con la voce sussurrata della figlia Vicki che in chiesa ha concluso il suo intervento con un “Se siamo tutti qui è perché ti vogliamo bene papà, non tutti te lo possono dire e quindi questo applauso è per te” generando uno scroscio di battimani.
Un grido di affetto poi urlato nel silenzio del cimitero al momento della tumulazione: “Ti voglio bene papà!”. Quel padre che era intenerito per l’imminente matrimonio della figlia (la celebrazione sarebbe dovuta avvenire alla fine di questa settimana) e aveva voluto partecipare ai preparativi qui a Ballabio, mentre l’aspettava di ritorno dalla Germania, dove la giovane vive.
Con un taglio molto religioso quasi teologico, il parroco don Giambattista Milani, ricordando che i credenti devono avere “Fiducia nella parola di Gesù che annuncia la ressurrezione e la vita nell’abbraccio del Padre”, perché la morte terrena “Non è l’ultimo passo”.
La prima a prendere parola sul pulpito è la sindaca Consonni, che nel suo intervento ha esortato il gruppo comunale della Protezione Civile di Ballabio a darsi un nome, intitolandosi proprio con il nome “Pino Pedrazzoli”.
Ha raccontato come dopo essere stati sui banchi opposti in consiglio comunale, ultimamente Pedrazzoli definito “uomo schietto, capace di criticare” aveva generosamente offerto “il suo braccio per aiutare”.
I ragazzi, oggi uomini, della prima squadra da lui allenata in quel del gruppo sportivo Manzoni, hanno affidato alla moglie di uno di loro i ricordi di allora: dei campi pieni di polvere e di gesti tecnici.
Per Marco Colombini, coordinatore della Protezione Civile ballabiese, quasi è stato impossibile esprimere l’affetto dei volontari del gruppo tanto l’emozione sopraffaceva le parole: “Quando saremo nei boschi e davanti a un bicchiere di birra poi, tu sarai con noi” ha faticosamente detto.
Ad omaggiare l’amico d’infanzia in quel di Pescarenico anche l’ex consigliere comunale di Lecco Sandro Magni, “Siamo cresciuti insieme, poi da adulti ci siamo quasi persi. Lui stava nelle case dei ferrovieri e la sua famiglia era l’unica ad avere la televisione, così ogni pomeriggio la sua casa si riempiva di noi ragazzi”.
Portata a spalle tra le braccia dei giocatori della Calcio Lecco, la bara è stata ricoperta di sciarpe e maglie blucelesti, mentre fuori molti ballabiesi, tantissimi nuovi e molti originari, si stringevano intorno alla moglie Loredana, alla figlia Victoria e ai figli Giorgio e Cristian, ancora scioccati dalla scomparsa repentina, dal furto perpetrato da un destino, nella sua veste più crudele.
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N. A.
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Articolo in via di aggiornamento