GRIGNA MERIDIONALE – All’origine di tutto non c’è Dio, ma Facebook. Si, è vero, ci sono due contrapposte fazioni, coloro che le famose bandierine colorate le applicano un po’ dovunque nelle nostre montagne e chi invece non le vuole appese alle croci. La croce divelta in Grigna è solo l’ultimo atto di feroci scambi nel popolare social network al punto che la specifica discussione nel gruppo “Amici del Grignone” è stata chiusa dall’amministratice proprio per interrompere polemiche arrivate a picchi di odio indecenti.
C’è in ballo pure una denucia. L’autore sta strappando le bandierine dovunque. È passato anche per il Due Mani, difendendo sul social la propria posizione intransigente. Per questo, un fautore delle preghiere tibetane lo avrebbe apostrofato al punto da sollecitare l’azione legale. Dietro a loro due, i partigiani di ciascuna fazione, in un indicibile crescendo.
In questo bailamme ci è andato di mezzo il Calumer che aveva espresso la propria opinione sempre e solo sul social: a lui le bandierine deteriorate dal meteo non piacciono: “Diventano stracci, rovinano la bellezza della nostra montagna” spiega, senza per questo indietreggiare sulla contrarietà non tanto al simbolo ma al fatto che vengano applicate alla croce: “Perché non le mettono in pali a sè stanti? Le croci stanno lì da settant’anni, rappresentano la nostra religione”.
Se per tutta una vita si frequentano quotidianamente delle montagne, vedendole in un certo modo, l’esteriorizzazione della globalizzazione nella religione a un quasi settantenne può suonare strana. Ma la sua contrarietà si ferma qui. E anzi, come sempre si attiva a sistemare i guai capitati nel ‘suo’ territorio. Col figlio Christian ha raddrizzato e riconficcato il simbolo cristiano dov’era. E ora stanno restaurando la madonnina vandalizzata. Non dei ‘paolotti‘, ma uomini di buona volontà.
Dall’altra parte qualcuno che non ha capito il profondo messaggio contenuto nelle preghiere delle bandierine tibetane: “Promuovono la pace, la compassione, la forza e la saggezza. Su di esse vengono stampati dei mantra, ecco perché sono appese all’aperto dove il vento può trasportare le preghiere di buona intenzione e compassione”, come ricorda Barbara Spazzadeschi, cultrice della cultura buddista e figlia del noto alpinista Flavio.
Per qualcuno invece le bandierine rappresentano una picozza piantata per appropriarsi delle montagne e non il ricordo della spiritualità emanata dalle vertiginose montagne asiatiche, rimasta dentro a molti visitatori di quei luoghi.
Un ricordo che diventa ascesi quando si arriva al confine tra cielo e terra anche dalle nostre parti, sollecitata dalla natura ancora abbastanza intatta sopra i mille metri di altezza. La stessa nella quale altri soggetti “contrapposti” pensano di sistemare le cose rispondendo con altrettanta idiozia – ovvero abbattendo i simboli della religione “originale”.
Ma altro che pace, su facebook luogo per eccellenza dove scivolare ad essere haters è più facile che inciampare sullo spartiacque della cresta Cermenati, la miccia della guerra si è accesa. Roba da fanatici che con la preghiera e il privato senso della fede e della meditazione non hanno niente a che fare.