DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SESTA DOMENICA DI PASQUA

Anche le parole di oggi sono molto preziose perché ci aiutano a comprendere la nostra vita cristiana, come è e come dovrebbe essere. È vero che ce le ha scritte l’apostolo Giovanni con uno stile tutto orientale, un po’ ridondante e ripetitivo. Ma il messaggio è chiaro.

Noi, a differenza degli apostoli la sera dell’ultima cena, non aspettiamo più lo Spirito Santo. Noi l’abbiamo già ricevuto in pienezza nel nostro Battesimo e nella nostra Cresima. Per noi si tratta soltanto di prendere coscienza di un dono così grande: ricordare sempre che lo Spirito Santo di Dio abita in noi vuol dire sentire in noi una riconoscenza infinita per la dignità che abbiamo: quella di essere veramente e pienamente figli di Dio, partecipi della sua stessa vita. E lo Spirito Santo rivela a noi le profondità di Dio e la grandezza delle sue opere, una grandezza che non si misura con il clamore che spesso circondano le opere umane. Lui preferisce il silenzio e lavora nella profondità dei nostri cuori. “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà alla verità tutta intera”. Questa verità tutta intera è contenuta nella parola “PADRE”: colui che ci ha creati a immagine del suo Figlio e che noi amiamo (o dovremmo amare) come lo ama il suo figlio Gesù e da questo amore nasce la comunione tra tutti noi. Questa è tutta la verità. Non c’è nient’altro da cercare. Questa è la meta a cui tende il lavorio nascosto e silenzioso dello Spirito santo in noi.

Poi Gesù sembra che si lasci andare, nonostante il momento drammatico di quella sera, a una specie di giochino tra bambini, quando si fanno gli indovinelli: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”. Gli apostoli non potevano comprendere quelle parole che si riferivano a ciò che sarebbe successo di lì a poco. Per noi invece ormai è tutto chiaro.

Ma le parole che seguono ci riguardano direttamente: Gesù parla chiaramente delle nostre sofferenze e anche delle nostre tristezze e angosce, che sono le sofferenze del nostro spirito. Ma fa una solenne promessa che mai dovremmo dimenticare: tutto si cambierà in gioia, il nostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà toglierci la nostra gioia. E ci dona un esempio che fa parte della nostra vita: la donna che deve partorire. Anche lei soffre tantissimo e, qualche volta, anche a lungo ma poi nasce il bambino e la sofferenza viene dimenticata e la mamma viene inondata di gioia per il bambino che è nato! Così Gesù ci indica che ci sono due tipi di sofferenza: una sofferenza che porta alla malattia e alla morte e una sofferenza che porta alla vita e alla gioia. I discepoli del Signore, dunque tutti noi, che siamo chiamati a condividere la vita di Gesù anche nelle sue sofferenze, sappiamo che esse un giorno si trasformeranno in gioia e saranno feconde di vita.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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