DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DALLA 2ª DOPO IL MARTIRIO DI S.GIOVANNI IL PRECURSORE

Ricordiamo l’invito di Gesù che abbiamo ascoltato domenica scorsa: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Gesù era ancora un uomo solo, che aveva da poco abbandonato il suo villaggio di Nazareth e il suo lavoro da carpentiere. Stava muovendo i primi passi nella sua opera di annuncio e comincia proprio con la parola “convertitevi” cioè giratevi verso di me che vi sto parlando, perché attraverso di me Dio si è fatto vicino a voi.

Dopo qualche anno i giorni della vita terrena di Gesù sono ormai alla fine. Gesù si trova a Gerusalemme dove sa che dovrà soffrire la passione e la morte sulla croce. Entrando in Gerusalemme tanta gente, soprattutto gente semplice e povera, lo segue e lo accoglie con gioia, anzi lo acclama RE, figlio di Davide. È la gioia che anche noi viviamo la Domenica delle Palme, prima della Pasqua. Ma poi, entrando nel cortile del tempio vede tanta confusione, vede compravendita di animali e cambio di soldi. Ma il tempio non doveva essere una casa di preghiera e di incontro con Dio? Allora con forza li caccia fuori tutti. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo intervengono e gli chiedono con quale autorità Gesù si permette di fare queste cose.

Ebbene, questo è il momento in cui Gesù racconta la parabola di oggi: l’esempio di un padre che ha due figli. Un figlio prima maleducato e disobbediente al padre, ma poi capace di pentirsi, di ritornare suoi passi e di andare a lavorare come il padre gli aveva chiesto. L’altro, tutto ossequioso e gentile con il padre, ma poi non va a lavorare. È chiaro che il padre preferisce il primo perché, nonostante la sua malavoglia all’inizio, si è pentito e ha fatto la volontà del padre andando a lavorare nella sua vigna.

Ormai Gesù è giunto alla fine dei suoi giorni e fa un bilancio della sua vita in mezzo alla gente: chi l’ha seguito? Chi l’ha ascoltato? Chi l’ha accolto con amore? Le persone semplici del popolo, persone povere e spesso malate che hanno chiesto di essere aiutate e guarite, persone avide di soldi e disoneste come Zaccheo, come Levi Matteo che incontrando Gesù hanno cambiato vita, donne prostitute che incontrando Gesù hanno capito di sbagliare e anche loro hanno cambiato vita. È molto strano invece che persone che conoscevano le Scritture come gli scribi o persone come le autorità del Tempio di Gerusalemme che pensavano di difendere Dio e di custodire la sua casa e le tradizioni risalenti a Mosè l’abbiano osteggiato in tutti i modi e alla fine lo abbiano rifiutato condannandolo a morte. Gesù fa un bilancio della sua vita di lavoro in mezzo al popolo e si chiede: “Chi ha accolto il mio invito a convertirsi? I poveri, i semplici, i peccatori, chi sente di aver bisogno di un aiuto e di essere salvati!” È molto amaro invece constatare che chi era in prima fila nelle cose di Dio perché erano le autorità del tempio, i rappresentanti del popolo, gli insegnanti delle Scritture, i custodi della moralità pubblica, proprio loro non si accorgono della bellezza degli insegnamenti e degli esempi che Gesù ha fatto e non si sono accorti che proprio attraverso di Lui Dio li ha visitati! Proprio loro hanno rifiutato Gesù e così facendo hanno voltato le spalle a Dio!

Possiamo dire qualcosa anche di noi? Possiamo dire che questa parabola non riguarda solo i personaggi di allora che erano attorno a Gesù ma riguarda anche noi moderni, discepoli di Gesù? Certo, vale anche per noi. Infatti la volontà di Dio è la stessa, non cambia. E quello che Dio vuole è una sola cosa: che noi accogliamo con amore il suo Figlio Gesù che Lui, il Padre, ci ha donato! L’unica vera e grande domanda che dobbiamo farci è quella che riguarda l’accoglienza e l’amore che abbiamo per Gesù. Se ci scopriamo poveri, deboli, peccatori, questo non è qualcosa che ci allontana da Gesù. Al contrario: queste cose ci avvicinano a Gesù perché ce lo fanno scoprire come nostro salvatore. Ammiriamo la fede dell’apostolo Paolo. Prima di convertirsi a Cristo anche lui è stato peccatore, violento e persecutore ma poi è cambiato ed è arrivato a dire: “E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. Condividiamo anche noi le sue parole.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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