DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA 4ª DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE

“Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato”. Ma chi sta parlando? Chi ci invita a mangiare e a bere? Secondo il brano della prima lettura che abbiamo ascoltato, è la Sapienza che parla e ci invita. Questo è un brano tratto dal libro dei Proverbi, un libro antichissimo attribuito al re Salomone che, quando era giovane, ha chiesto a Dio la Sapienza come dono per poter governare bene il popolo. Qui la Sapienza è paragonata a una ricca signora che abita in una casa lussuosa e prepara un grande banchetto. Questa ricca signora è anche molto generosa e vuole invitare al suo banchetto tutti quelli che vogliono. Non si fa nessun cenno a quanto si deve pagare. Infatti certe cose, anzi le più preziose della vita, non si possono acquistare con i soldi. Ci vuole solo un po’ di buona volontà, un po’ di desiderio e di attenzione. È la buona volontà e il desiderio di imparare, di apprendere. Infatti, subito dopo aver parlato di pane da mangiare e di vino da bere, dice: “Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”. Così vediamo come anche gli antichi dicevano cose che anche noi pensiamo e diciamo. Anche noi parliamo della esperienza della vita. Bisogna imparare a vivere e si impara a poco a poco. Ma per imparare occorre anche essere docili e affidarci alla guida di chi ne sa più di noi. Mano a mano che passano gli anni si accumulano tante esperienze di vita e così si diventa sapienti e capaci di vivere una vita buona. E queste esperienze si possono insegnare ai più giovani che, a loro volta, imparano a vivere. Ma chi si crede intelligente da solo e ritiene di non dover imparare niente da chi ne sa più di lui, questo non vivrà bene. Questa arte di vivere, questa capacità di vivere bene, la possiamo chiamare “Sapienza” e la si impara da chi già vive bene. Ma tutto questo comprende anche la fragilità umana, non è un discorso per diventare perfetti e non sbagliare mai. Lo diciamo anche noi in forma di proverbio: “Sbagliando si impara!”. Si tratta semplicemente di vivere bene, semplicemente e aperti gli uni agli altri, in atteggiamento di umiltà e di comprensione reciproca, pronti sempre ad aiutarsi.

Questa Sapienza, a volte, è pensata come una presenza misteriosa accanto a Dio Creatore, una presenza che ha aiutato Dio a creare il mondo, l’universo e a crearlo bello e bene ordinato! Altre volte i profeti hanno parlato di Dio che dona il suo Spirito di sapienza. I nostri padri nella fede, cioè il popolo ebraico, erano rigidissimi nel professare la fede nel Dio unico! Eppure accettavano questa misteriosa presenza che qualche volta chiamavano Sapienza oppure Spirito. In questo modo, a poco a poco, si è preparata la strada a ciò che noi annunciamo a Natale: la Parola si è fatta carne! Si tratta ancora della Sapienza che ci insegna a vivere, la Sapienza che è di Dio, con la quale Dio ha creato il mondo intero. Noi ora diciamo che questa sapienza si è fatta visibile, si è fatta carne in Gesù che è nato da Maria.

E oggi sentiamo Gesù che, parlando nella sinagoga di Cafarnao, parla ancora di mangiare e di bere. Ma c’è una grande novità: Gesù non prepara un banchetto di vivande prelibate e gustose. Gesù dice di essere lui stesso il cibo di cui nutrirsi: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Alla fine del discorso quelli che ascoltavano reagirono male dicendo: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” E da quel giorno molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andarono più con lui. Noi non vogliamo fare così. Noi sappiamo che per comprendere le parole di Gesù ci vuole l’aiuto della fede e dell’amore. È la fede che ci fa vedere nel pane che spezziamo il corpo di Gesù: mangiando questo pane Gesù ci dona la sua presenza: Lui dimora in noi e noi dimoriamo in Lui! E questo è il vero e grande miracolo di un essere umano: essere uniti al figlio di Dio! E questo dono ci apre alla vita eterna. È già una cosa grande saper vivere bene su questa terra ma uno potrebbe anche obiettare: “A che serve impegnarsi a vivere bene se poi tutto finisce?”. Ma le parole di Gesù ci aprono la strada a qualcosa di infinitamente più grande: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno!”.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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