DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

Che cosa possono fare migliaia di persone in fuga inseguite da un esercito di una superpotenza militare dell’antichità come l’antico Egitto? Hanno un capo come guida, è vero, ma niente più. Sono famiglie che stanno abbandonando l’Egitto e sono in direzione del deserto. Non hanno un esercito, neanche un gruppo di soldati minimamente organizzati e se anche li avessero non potrebbero mai affrontare uno degli eserciti più potenti dell’antichità come quello egiziano. Questi fuggiaschi hanno davanti una distesa d’acqua e alle loro spalle c’è un esercito nemico. È la fine! Non c’è alcuna speranza. È proprio la fine di tutto! Eppure alla fine della storia si dice: “Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo!”. Insomma hanno fatto una esperienza straordinaria e assolutamente imprevedibile, descritta con le semplici parole: camminare in mezzo al mare ma sull’asciutto!

Cosa sia successo nessuno sa descriverlo con parole appropriate ma una cosa è sicura: ci si aspettava il disastro, si era pronti a morire e invece ci si accorge di essere ancora vivi! Anzi, quelli che ci minacciavano non ci sono più! Cosa è successo? Non c’è stato uno scontro armato con un altro esercito di un’altra superpotenza! C’è stato però un intervento misterioso, qualcuno che ha piegato l’orgoglio militare dell’Egitto che si credeva invincibile, ma ha trovato qualcuno o qualcosa che l’ha piegato e l’ha sconfitto.

Chi è stato? Nel racconto si dice semplicemente: “la mano potente con la quale il Signore aveva agito”. Non si fa riferimento al ferro o a qualunque altra arma, l’unica arma del Signore è la sua mano e la mano serve anche per proteggere, per indicare, per accarezzare. Per l’esercito egiziano si fa riferimento ai carri armati e ai loro cavalieri, pure loro armati di lance, spade e frecce. E perché è successo questo? La risposta verrà in seguito e Israele la sentirà presto: per amore! Il Signore, del quale quei fuggiaschi avevano sentito parlare come uno che da lontano, dal cielo, aveva guidato la vita e le avventure dei loro antenati (Abramo, Isacco, Giacobbe) ora era qui sulla terra con loro, a fianco a loro, per proteggerli. Infatti li amava come dei figli carissimi! Dio ha fatto qualcosa di inimmaginabile e assolutamente imprevedibile! E lo ha fatto perché è un Dio che ama i suoi figli! Anche gli Egiziani avevano i loro dei ma questi aspettavano preghiere e sacrifici abbondanti e grassi che potessero placare la loro ira. Non c’era nessun linguaggio d’amore. È l’inizio di un lungo cammino: è il cammino di chi si accorge a poco a poco che Dio è vicino e ci ama.

Anche Gesù ha dato il suo contributo in questo cammino di fede, si è preoccupato della fede di Marta, di Maria, dei discepoli e di tutti quelli che gli erano vicini quando è andato al sepolcro del suo amico Lazzaro. Anche Gesù ha mostrato la sua potenza e ha compiuto qualcosa di imprevedibile: ha chiamato alla vita un amico che era già morto da quattro giorni! È stata la potenza della sua parola: “Lazzaro, vieni fuori!”. E perché lo ha fatto? Perché amava Marta, Maria, i suoi discepoli, tutti noi: ci ama e vuole che noi viviamo. Per questo ci sta vicino, ci parla e ci aiuta. Ma ci aiuta compiendo qualcosa che noi non riusciamo a immaginare.

Anche l’apostolo Paolo dice la stessa cosa ma a un livello più profondo ed eterno: “da morti che eravamo, ci ha fatto rivivere con Cristo”. E tutto questo “per il grande amore con il quale ci ha amato”. Quello che è veramente imprevedibile noi lo vedremo la prossima settimana: Gesù, dopo aver fatto tanto bene a tutti, è schiacciato dal dolore, entra nell’oscurità della morte e dalla sua morte viene richiamato alla vita e dona la vita a tutti noi! È la sua Pasqua ed è la nostra Pasqua!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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