DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELL’OTTAVA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Samuele, Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, Paolo: ecco sei uomini chiamati dal Signore in età e modi diversi. A loro modo tutti hanno risposto positivamente e hanno fatto ciò che il Signore aveva loro chiesto. Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni erano piccoli imprenditori, diremmo oggi, erano pescatori di professione, Paolo era un giovane studioso cresciuto all’estero, entusiasta ma anche combattivo, sempre pronto a difendere le tradizioni dei padri, Samuele invece era ancora un bambino.

Siccome noi stiamo percorrendo le varie tappe della storia antica vogliamo fermarci proprio su di lui, su Samuele. Siamo circa mille anni prima della venuta di Cristo, in un tempo in cui il popolo d’Israele non era ancora organizzato politicamente. Le varie tribù vivevano di agricoltura e di allevamento di animali. Ma questo comportava un grande rischio: quello di difendersi da altre tribù straniere che venivano a rubare, distruggere e uccidere. L’invito di Mosè e Giosuè è stato quello di confidare esclusivamente nella protezione di Dio e avere fede in Lui: Dio è Colui che salva il suo popolo. Per questo ogni tanto, a seconda della necessità, Dio chiamava persone sagge che gli erano fedeli e che richiamavano tutto il popolo ad essere fedele. Samuele è uno di questi e ha saputo guidare saggiamente il popolo nelle vie di Dio e dell’alleanza con Lui.

Noi oggi lo vediamo quando era ancora un bambino, che era lì a prestare servizio alla tenda che custodiva l’Arca dell’alleanza. Infatti il tempio non c’era ancora e anche Gerusalemme era ancora in mano alle popolazioni locali, sarebbe stata conquistata più tardi. Il sacerdote incaricato della custodia dell’Arca si chiamava Eli, era molto vecchio e Samuele, piccolo bambino, era il suo aiutante.

Ora vediamo che qui accade qualcosa di veramente nuovo: Dio aspetta la notte e chiama Samuele mentre sta dormendo. È la prima volta che succede. Le altre volte, quando Dio ha chiamato qualcuno o ha mandato il suo angelo a chiamare qualcuno, la prima reazione è la paura, addirittura la paura di morire. Ricordiamo Mosè a cui Dio ordina di togliersi i sandali in segno di rispetto e Mosè non osa neanche guardare in alto. E questo vale anche per altre persone. Ma non vale per Samuele proprio perché è un bambino e Dio non lo vuole spaventare. Dio si comporta come un papà che vede il suo bambino addormentato nel letto e gli piace contemplarlo, gioisce nel vedere che dorme bene. Samuele andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: “Samuele, Samuele!”.

Un Dio così ci piace, è tutto diverso dal modo in cui ce lo descrivono certe persone. È un Dio che sa parlare con i bambini, un Dio che non li spaventa, anzi li vuole come suoi primi collaboratori. Poi c’è la risposta di Samuele, una risposta bella che gli è stata suggerita dal suo maestro: in fondo anche lui, Eli, era un uomo saggio e innamorato della casa del Signore. Purtroppo non è stato capace di intervenire con forza a impedire le esagerazioni e le cattiverie dei suoi figli che si comportavano male.

Samuele rispose: “Parla Signore perché il tuo servo di ascolta!”. È tutto un programma di vita: infatti Samuele da quel giorno in poi è stato sempre un servo del Signore, sempre pronto a fare la sua volontà, sempre aperto all’ascolto di ciò che il Signore gli stava dicendo. La sintesi di tutta la vita di Samuele è ciò che abbiamo ascoltato al termine della prima lettura. “Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò cadere a vuoto una sola delle sue parole”. Possiamo definire Samuele un uomo della PAROLA! Un uomo che non dice parole false o parole vuote o parole inutili. Un uomo che quando parla non dice parole di sua invenzione ma dice parole che sono suggerite da Dio e sono parole che si traducono in fatti.

Questo è il grande insegnamento che noi dobbiamo cogliere dalla persona di Samuele: essere aperti all’ascolto della Parola che Dio ci rivolge perché Dio parla anche a noi e spesso parla così delicatamente che è difficile cogliere la differenza tra le parole di Dio e le altre parole. All’inizio è successa la stessa cosa anche a Samuele, ma poi ha capito che era Dio stesso a parlargli. Poi sta a noi decidere se ascoltare per obbedire e fare ciò che Dio vuole o se preferiamo guardare da un’altra parte, magari presi da paura o da superficialità. Anche con noi Dio si comporta come ha fatto con Samuele: non forza, non obbliga, non urla, non minaccia. Chiede solo la nostra semplice disponibilità ad ascoltarlo poi è Lui che fa tutto.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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