DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA QUINTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA

Domenica scorsa abbiamo ascoltato l’invito di Gesù a nutrire non solo il nostro corpo ma anche il nostro spirito, il nostro cuore, la nostra mente. E Lui ha detto chiaramente: “Io sono il pane della vita”. Quindi dobbiamo nutrirci di Lui: Gesù è l’unico che può saziarci pienamente, può illuminare i nostri passi, può sostenerci nella nostra debolezza e nelle nostre fragilità. Ricordiamo le sue parole: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. Questo è tutto. Non ci sarebbe niente da aggiungere.

Ma è bene chiarire che non si può andare da Lui, nutrirsi di Lui, ascoltare la Sua parola se non si è animati dall’amore! Andare da Gesù e credere in Lui, metterlo al centro della nostra vita: questo vuol dire amare Gesù che ci ha attirati a sé con la sua parola, con il suo modo di agire facendo del bene a tutti, questo vuol dire anche amare gli altri perché Lui ha fatto così e questo vuol dire anche amare Dio Padre che ci ha donato il suo Figlio. Questo è tutto e non ci sarebbe veramente nient’altro da aggiungere.

Possiamo solo vedere un po’ più da vicino cosa è successo quel giorno di cui parla il Vangelo. Erano giorni un po’ difficili per Gesù. Lo avevano avvicinato i farisei e i sostenitori del re Erode per vedere se era giusto pagare le tasse ai romani, lo avevano avvicinato i sadducei, che non credono alla vita eterna, per farlo cadere in un tranello, altri stavano tramando in segreto per coglierlo in fallo, oggi una persona istruita ed esperta nella Legge lo interroga per metterlo alla prova. Noi oggi non sappiamo cosa c’era nel cuore di quell’uomo: voleva fare una domanda difficile per vedere come Gesù se la sarebbe cavata? Oppure lui stesso era in difficoltà davanti a una grande quantità di comandamenti da non sapere come si fa a riuscire a metterli in pratica tutti? Sta di fatto che Gesù risponde ripetendo ciò che già Mosè a suo tempo aveva detto: il comandamento più importante di tutti è AMARE! Amare Dio e gli altri, che sono tutti suoi figli, sue creature che hanno in sé quel soffio vitale che viene da Dio stesso. Abbiamo in noi qualcosa di divino che ci rende simili a Lui. Per questo dobbiamo amarci gli uni gli altri. Questo è il riassunto di tutto: Gesù, da buon ebreo, fa riferimento alla Legge e ai profeti, cioè ai Libri Santi dell’antichità. Noi, che veniamo un po’ di secoli dopo di Lui, conosciamo altri scritti come i Vangeli e le Lettere degli apostoli. Tutti questi libri, che formano la nostra Bibbia, dicono una sola cosa: che dobbiamo amare Dio e dobbiamo amare il prossimo!

Possiamo notare con un certo interesse, e anche con simpatia, l’insistenza di Mosè nella prima lettura. Dopo aver dato il comando dell’amore dice di tenerlo fisso nel cuore, di ripeterlo ai figli, di parlarne quando si è in casa, quando si cammina per la strada, quando si va a letto e quando ci si alza. Arriva perfino a dire di legarselo alla mano come un braccialetto, di averlo come un pendaglio tra gli occhi, di scriverlo sulla porta di ingresso della casa e sulle porte interne. Che cosa è tutto questo? È una esagerazione? Magari può essere una antica poesia? Si può intendere tutto questo come un linguaggio materno, il linguaggio di una mamma che per far capire certe cose ai suoi figli le ripete mille volte e in tutti i modi senza stancarsi mai.

Mosè, parlando a nome di Dio, ha fatto così. Per dire che cosa? Per dire una cosa che valeva al suo tempo e dopo alcuni millenni vale ancora oggi, tale e quale: che l’AMORE va cercato e attuato come l’unica cosa che vale nella vita, che l’AMORE è l’unica vera forza e vera gioia della vita!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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