DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: SETTIMA DOMENICA DI PASQUA

Nelle scorse domeniche abbiamo ascoltato parole preziose di Gesù che ci esortava a volerci sempre bene e a rimanere nel suo amore e forti nelle tribolazioni: erano parole di raccomandazione da parte di Gesù che diceva: “Io vado al Padre, io vado a prepararvi un posto”. Il suo arresto e la sua passione e morte erano vicine ma gli apostoli non ne erano consapevoli. Eppure le sue parole non erano parole di addio ma parole di arrivederci.

Ma l’evangelista Giovanni, prima di iniziare il racconto della sofferenza di Gesù, ci parla di Gesù che prega: si mette di fronte al Padre, dialoga con Lui, prega prima per i suoi discepoli che l’hanno accompagnato mentre era qui in terra, e poi prega anche per quelli che sarebbero venuti dopo di loro e cioè tutti noi. Quando dice: “Quelli che crederanno in me mediante la loro parola” si riferisce chiaramente a noi.

La parola di chi ha conosciuto e accompagnato Gesù e l’ha anche visto risorto, ha attraversato venti secoli di storia, ha attraversato le varie generazioni ed è arrivata fino a noi. Noi siamo credenti in Gesù, che non abbiamo visto, perché qualcuno ci ha parlato di Lui. Chi ci ha parlato di lui erano e sono persone degne di fiducia, se no non le avremmo ascoltate. In primo luogo dobbiamo mettere i nostri genitori e i nostri nonni, la generazione a noi più vicina.

E pregando per noi Gesù che cosa dice? Che cosa gli sta veramente a cuore? E’ la stessa cosa di quando ci ha dato un comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E così anche oggi chiede al Padre che noi tutti siamo una sola cosa: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi”. A Gesù sta a cuore l’unità tra le persone che l’hanno conosciuto e che credono in lui. Questa unità Gesù ce la fa intravedere nell’eternità: un giorno saremmo perfettamente uniti tra di noi e con Gesù e saremo nel Padre che è la fonte dell’amore.

Ma questa unità la dobbiamo anticipare anche qui su questa terra, durante il viaggio della nostra vita verso l’eternità. Ciò che ci distacca gli uni dagli altri e che non ci fa vivere uniti sono sentimenti e atteggiamenti come la rabbia, l’invidia, la gelosia, l’egoismo, l’orgoglio personale, l’indifferenza: tutti questi sentimenti dobbiamo giudicarli cattivi e dobbiamo combatterli e superarli perché possiamo vivere sempre il più possibile uniti nell’amore. Queste non sono cose da spiegare ma semplicemente da vivere. Che sia bello stare insieme è una cosa che si capisce fin dalla più tenera età: i bambini non hanno bisogno di discorsi teorici sull’importanza di avere una famiglia unita, ma se vivono in una famiglia unita crescono naturalmente felici e sereni, anche senza troppe parole. L’unità e la concordia portano ad essere felici e a goderci la vita perché la nostra gioia sta proprio nei rapporti di amore, nelle amicizie, nelle relazioni belle che abbiamo con le persone.

Ma se Gesù ha voluto pregare il Padre chiedendo per noi il dono dell’unità e della pace è perché sa benissimo che questo è un tesoro fragile che può essere dilapidato molto facilmente. È un tesoro che è alla portata di mano di tutti, è vero, anche dei più piccoli, ma è un tesoro che si costruisce giorno per giorno sia accogliendolo come dono dall’Alto, è il Padre che riversa in noi il suo amore, sia come frutto di impegno e di decisione personale. Siamo persone libere e dobbiamo usare la nostra libertà scegliendo di amare e di amarci.

In questa nostra scelta di voler amare, il Padre ci assiste con la sua grazia perché ascolta la preghiera dei suoi figli che lo invocano. Poco prima di chiedere al Padre il dono dell’unità, Gesù aveva pregato dicendo: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo ma che li custodisca dal Maligno”. Eccolo il nemico dell’unità: il suo stesso nome “Diavolo”, che vuol dire divisore e separatore, esprime la sua azione in mezzo a noi. Lui vuole dividerci, lui vuole metterci gli uni contro gli altri. Lui è il nemico a cui abbiamo rinunciato nel giorno del nostro battesimo e ogni volta che rinnoviamo le nostre promesse battesimali.

Nelle nostre giornate, ogni volta che in qualsiasi momento compiamo un gesto di benevolenza, di bontà, di aiuto reciproco, è come se facessimo la nostra professione di fede in Dio che è amore.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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