DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI PENTECOSTE

Avviene così nella vita: quando si incontra una persona giù di morale si cerca di confortarla e incoraggiarla. Ci sono momenti nella vita in cui sembra che tutto ci caschi addosso e vediamo tutto nero. Allora si ha bisogno di persone che ci stiano vicine e ci aiutino a passare quei brutti momenti fino a quando tornerà a risplendere la luce e si ritroverà nuovamente la forza e anche la gioia di vivere. Nel momento della “tristezza e dell’angoscia fino alla morte” anche Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di stargli vicino e di pregare. Le parole di Gesù nell’ultima cena narrata da san Giovanni sono parole di consolazione. Il clima generale di quella sera era molto triste: è già triste dire “ultima cena” anche se per noi è diventato normale per dire di quella sera quando Gesù ha compiuto il gesto del dono della sua vita nel pane e nel vino che sono il suo corpo e il suo sangue. A nessuno di noi piacerebbe fare una cena con persone cui vogliamo bene sapendo che poi non le vedremo più. Poi c’era aria di abbandono e tradimento, c’era il senso di smarrimento perché Gesù parlava di andare via, e Lui sapeva che quell’andare via comportava anche molta sofferenza e anche la morte, quindi c’era anche una lunga e bella amicizia che sembrava in procinto di finire per sempre.

Ora ciascuno di noi potrebbe soffermarsi a pensare i lati oscuri e pesanti della propria vita in questi tempi parecchio difficili per constatare come anche noi, come i discepoli di Gesù in quella sera, abbiamo tanti motivi per essere scoraggiati e tristi.

Per questo Gesù ci parla e ci rivolge anche oggi parole di consolazione. Anzi per noi fa di più, molto di più: ci manda un Consolatore, perché questo è il significato della parola Paraclito. Ed è una persona vivente, distinta da se stesso e dal Padre. Qui si dice che “il Padre vi manderà un altro Paraclito”, cioè un altro consolatore dopo il tempo in cui “io vi sono stato sempre vicino per darvi forza e speranza”. Più avanti Gesù dirà “Io ve lo manderò”.

Ecco dunque: per noi essere consolati non vuol dire ritrovare in noi stessi una forza fondata su alcune parole pronunciate da persone buone che prima o poi se ne andranno perché hanno le loro cose da fare e poi perché nessuno potrà mai capirci fino in fondo. Per noi la Consolazione è una presenza interiore che non ci abbandonerà mai. Per noi la Consolazione è una Persona, non alcune parole belle. Con questa persona noi siamo chiamati ad entrare in dialogo, a rinnovare la nostra fiducia in Lui e a sperare contro ogni speranza. Lui è il Consolatore ma anche Difensore e Protettore come certi bravi avvocati che si prendono cura di persone deboli e indifese, incapaci di difendersi da sole e in grande disagio quando si trovano in ambienti difficili come i tribunali. Questo è il significato della parola Paraclito.

Eppure Gesù dice anche “Non vi lascerò orfani: verrò da voi”. E aggiunge : “Voi mi vedrete, il mondo invece non mi vedrà più!”. Con queste parole non si riferisce alla sua venuta nella gloria alla fine dei tempi, quella venuta di cui si parla in Avvento, quando ci prepariamo al Natale. In quel giorno tutte le genti lo vedranno nella sua potenza universale e tanti tremeranno di spavento, ma non noi, suoi discepoli che in questa vita l’abbiamo conosciuto e amato. Si riferisce invece alla sua venuta quotidiana e silenziosa, interiore e mistica nella comunità dei credenti in lui. Quando dice: “In quel giorno voi saprete che …”

Quando è quel giorno? È oggi, è ogni giorno che abbiamo da vivere come credenti nella famiglia ecclesiale in unione con tanti fratelli e sorelle credenti in Gesù. Sono gli occhi della fede che dobbiamo aprire bene per cogliere il volto di Gesù nel volto dei fratelli sofferenti e bisognosi, nel volto dei bambini perché “di essi è il regno dei cieli”, nel volto di chi subisce violenza ed è condannato ingiustamente come Lui, nella preghiera di fratelli riuniti nel suo nome, anche solo “due o tre”, nei gesti di affetto reciproco e di concordia e in una comunità unita proprio perché c’è Lui che la tiene unita.

Con questa presenza costante, interiore e divina saremo in grado di affrontare qualsiasi prove della vita.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

Scarica il foglietto
-> AVVISI DAL 4 AL 12 GIUGNO 2022