DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

“Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare …” Tiberio è stato il successore dell’imperatore Augusto che ha portato l’impero romano alla sua massima potenza e gloria. Ha anche inaugurato un lungo periodo di pace. In quell’anno è capitato qualcosa in una provincia che a Roma era sentita come strana e ribelle, sempre in agitazione e difficile da governare: la provincia della Giudea. In quell’anno e in quella provincia un uomo solo si è sentito chiamato da Dio a compiere una missione speciale. Il suo nome era Giovanni. Il suo compito era quello di parlare in nome di Dio, come gli antichi profeti, per risvegliare le coscienze, richiamare l’attenzione su un fatto, o meglio su una presenza: una persona che deve arrivare presto. Anche lui non sa dire il nome, dice solo: “Colui che viene è più forte di me”.

E dice qualcosa anche di ciò che farà: “Battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, viene a fare una specie di mietitura: raccogliere il grano nel granaio e bruciare la paglia che non si può mangiare e dunque la si brucia. Il grano è il simbolo del bene, di una vita buona, la paglia è il simbolo di una vita vuota e senza senso. Giovanni vuole svegliare le coscienze, fare in modo che chi compie il male nella sua vita, smetta e cominci a fare il bene per farsi trovare dalla parte giusta quando LUI verrà a giudicare.

In realtà questa misteriosa persona che neppure Giovanni conosce è già in mezzo al popolo. Abita a Nazareth, in Galilea, ed è un lavoratore, è un carpentiere come Giuseppe che gli ha insegnato il mestiere. Sua madre si chiama Maria. Da parecchi anni vive a Nazareth e tutti lo conoscono come una brava persona e un bravo lavoratore, ma niente di più. Tanta gente va da Giovanni forse anche spinta da curiosità. A quanto pare non avevano molta voglia di mettersi in discussione perché avevano già le loro convinzioni e le loro tradizioni e guai a che le toccava. L’evangelista Matteo fa una precisazione: dice che si tratta di farisei e sadducei. I farisei erano fin troppo zelanti nel vigilare sulla perfetta osservanza della legge ma in modo così meticoloso che nessuno ce la faceva e così hanno dimenticato che il cuore della Legge è l’amore e la misericordia. I sadducei erano i ricchi e potenti di turno e non credevano nella risurrezione e nella vita eterna, ed essendo ricchi si ritenevano benedetti da Dio perché Dio punisce severamente i peccatori poi con la morte tutto finisce. Giovanni li chiama “Razza di vipere!” perché non vedeva in loro uno spiraglio di cambiamento e di buona volontà.

Alla gente più semplice Giovanni propone qualcosa di veramente semplice anche se non sempre facile da farsi: aiutarsi nei bisogni quotidiani cioè nel mangiare e nel vestire. Alcuni come gli esattori delle tasse che tutti ritenevano ladri e ingiusti, sono invitati da Giovanni non a cambiare lavoro ma a compierlo bene e con giustizia. Perfino i soldati che sono armati perché possono essere mandati in guerra e uccidere, Giovanni non li invita a disertare e cambiare vita ma li invita soltanto a non maltrattare nessuno e ad accontentarsi della loro paga, che sarà stata anche una misera paga. Fare queste cose così semplici e alla portata di tutti è il modo migliore, anzi l’unico, di farsi trovare pronti ad accogliere Colui che verrà dopo. Altrimenti possono succedere cose spiacevoli: per esempio che la persona importante viene, passa accanto ma chi non è pronto non se ne accorge e la lascia passare. Ma l’altra cosa è ancora più spiacevole della prima: si vede la persona che è stata annunciata ma la si combatte e la si rifiuta. Si dice infatti nel Vangelo che farisei, capi, anziani e autorità religiose erano là vicino alla croce di Gesù ma scuotevano la testa e lo compativano! L’hanno rifiutato perché ha parlato di amore!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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