DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: SECONDA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

“Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”. Questo fatto che abbiamo ascoltato è dunque l’inizio di una lunga storia. È una storia che non è ancora terminata perché continua con noi, con ciascuno di noi, e continua ogni giorno della nostra vita. Nessuno deve sentirsi escluso da questa storia. È la storia di Gesù che sapendo di essere stato mandato da Dio che è Padre di tutti, cerca di mandare dei segnali per farci accorgere che Dio è vicino, che Dio sta operando in Lui che ha l’apparenza di un uomo normale che viene da Nazareth, che Dio si prende cura di noi e vuole aiutarci venendoci incontro anche nelle situazioni un po’ difficili (come quel giorno a Cana) ma per portarci a comprendere che è il nostro salvatore anche in un senso più profondo, cioè salvatore dal male e dalla morte.

Quello che è successo a Cana di Galilea ci interessa in modo particolare perché avviene nel silenzio e in un modo nascosto, non ha niente di spettacolare come quando, per esempio, Gesù ha guarito un cieco dalla nascita o ha risuscitato un morto che era da quattro giorni nel sepolcro. Storie che ascolteremo nelle prossime domeniche. L’intervento di Gesù viene notato soltanto da alcuni, non dalla maggior parte della gente che continua a fare festa e neanche dagli sposi dei quali non si dice che siano andati a ringraziare Gesù per quello che ha fatto. In fondo hanno ragione perché non avevano la possibilità di accorgersi in quel giorno che era la loro festa.

Gesù non ha fatto nulla che potesse attirare l’attenzione di qualcuno o che potesse interrompere la festa anche solo per fare un regalo. Gesù ha soltanto detto ai servi di riempire d’acqua le anfore. Quando i servi hanno finito di mettere acqua nelle anfore ha ordinato loro di portarla in tavola. È stato il direttore della festa (di solito si trattava di un parente degli sposi che era scelto come organizzatore della festa e responsabile per far sì che tutto andasse bene) che ha detto pubblicamente di aver bevuto un ottimo vino. E in quanto direttore generale si è sentito preso in giro perché lo sposo non gli aveva rivelato di avere tanto vino, molto buono, nascosto in un luogo segreto! Sembra quasi che voglia difendersi dalle critiche della gente pronta a dire che aveva organizzato male la festa e lui scarica la colpa sul festeggiato cioè lo sposo.

Ma le cose non stanno così. Infatti qualcuno sa bene come sono andate effettivamente le cose: i servi, prima di tutto. È scritto nel vangelo “ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua”. Loro sono i primi ad accorgersi che è successo qualcosa di strano nell’avere preso tanta acqua e nel vedere la festa che continua perché la gente continua a bere vino. Ci sono anche i primi amici di Gesù come Andrea, Simone, Filippo e pochi altri: si sono accorti che quello che è successo è dovuto alla persona di Gesù che ha dato solo due ordini e molto precisi. Sono simili a persone che dicono: “Un momento, qui c’è qualcosa che non quadra, voglio vederci chiaro, voglio capire meglio cosa è successo!”. Insomma, loro che qualche giorno prima avevano incontrato Gesù, ora decidono di continuare a stare con Lui per conoscerlo meglio! Gesù ha mandato un segnale di buona volontà di prendersi cura della gente e anche un segnale di potenza: il vino veniva da quell’acqua che Gesù aveva detto di portare in tavola! Allora è bene stare ancora con Gesù per conoscerlo meglio. Sono i primi passi di un lungo viaggio che li porterà molto avanti.

E anche noi dobbiamo fare come quei primi amici di Gesù: “Aprire gli occhi della mente e del cuore per accorgerci …”. Dobbiamo accorgerci che Gesù manda anche a noi segnali della sua vicinanza perché vuole prendersi cura di noi e guidare la nostra vita. Quando ci accorgiamo di come lui ci parla e vuole prendersi cura di noi la cosa più ragionevole e più semplice che ci rimane da fare è quella di cercarlo e seguirlo come hanno fatto quei primi discepoli e amici a Cana di Galilea.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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