DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

UNA GRANDE GIOIA è in noi: nasce dal fatto che Gesù, nelle sue ultime parole preziose come un testamento, ci ha detto chi siamo veramente noi: siamo figli di un Padre che ci ama, siamo figli che abbiamo un fratello maggiore da imitare nella sua obbedienza e nel suo amore, e questo fratello è proprio Lui, Gesù! Ma per imitarlo veramente, il Padre e il Figlio ci donano lo Spirito di amore che li unisce! Mano a mano che cresce la consapevolezza di chi siamo noi e di chi è veramente Dio, che è Amore, cresce anche la gioia della vita. Dimenticare chi siamo, perderci in sogni e fantasie, mettere da parte Dio come un qualcosa di inutile e astratto, pensare di arrangiarci in qualche modo ma da soli, vuol dire cadere in una tristezza e noia senza fine. E oltre la tristezza e la noia del vivere quotidiano, che potrebbe anche essere sopportabile in qualche modo fin che resta qualcosa di privato e personale, c’è anche tutto il resto che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: guerre e violenze che sembrano non avere fine, cattiverie di ogni tipo, soprusi e inganni che sembrano guidare il mondo. Allora rinasce la domanda di prima: che è veramente l’essere umano? Chi è veramente l’umanità intera e dove sta andando? Qual è il nostro destino? Che vita è questa?

Dio stesso compie il primo passo per venirci incontro. Un giorno decide di chiamare un uomo di nome Mosè e, dopo essersi presentato come il Dio che secoli prima era stato amico e protettore degli antenati Abramo Isacco e Giacobbe, le prime parole che dice sono: “Ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido, conosco le sue sofferenze, sono sceso per liberarlo”. Oggi la storia si ripete. Guardando bene la storia, non di un popolo solo ma quella di tutti i popoli, vediamo che è una storia ben misera: pochi “privilegiati e potenti” che guidano il destino di miliardi di esseri umani poveri e deboli, cuori duri e volontà cattive che seguono sentieri di morte e i frutti di morte li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, un diluvio di falsità e di inganni che mietono vittime tra gli innocenti.

Da tutte le vittime innocenti e deboli di questo mondo ingiusto e brutto sale un grido verso Dio che dice: “Sì, sto sentendo questo grido, ora vengo a liberare il mio popolo, i miei figli”.

Certo, da queste parole inizia una lunga storia che partendo da Mosè, all’inizio anche lui pieno di paura, attraverso i secoli arriva a Gesù. Dio si rifiuta di intervenire con una azione potente e strabiliante agli occhi di tutti. Dio percorre la via del cuore che liberamente si apre a chi vuole accoglierlo. Attraverso i profeti fa la promessa di togliere dall’uomo il cuore di pietra per dargli un cuore di carne, cioè un cuore che palpita e che sa amare, Dio promette di effondere il suo Spirito su tutti coloro che si aprono a Lui. Questa promessa l’ha mantenuta con i primi credenti nel suo Figlio e l’ha mantenuta con noi, credenti di oggi.

Noi abbiamo ricevuto lo Spirito che ci rende figli adottivi per mezzo del quale gridiamo “Abbà! Padre!” e che ci fa comportare da fratelli e sorelle. Chi non accoglie, o peggio chi ha trascurato o scacciato questo Spirito dono del Padre, è nelle mani dello “spirito da schiavi” per dirla con san Paolo, “lo spirito maligno per ricadere nella paura” e i frutti di questo spirito da schiavi che ci fa ricadere nella paura li vediamo tutti i giorni. Noi credenti che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo dobbiamo farci voce dei nostri fratelli che soffrono da innocenti e innalzare a Dio il grido che invoca salvezza. Poi però dobbiamo essere noi i primi a vincere le debolezze nella fede, dobbiamo essere fermissimi nella convinzione che solo Dio, che ascolta il nostro grido, ci può ascoltare e nessun altro all’infuori di Lui ci può salvare. Se ci allontaniamo da Dio Amore, unico salvatore, da chi andremo? Chi ci potrà salvare? Noi credenti dobbiamo testimoniare agli altri questa nostra convinzione.

Dire che facciamo la festa della Santissima Trinità non vuol dire fare la festa di Dio o di una dottrina su Dio, ma ancora una volta è la festa di noi stessi, felici di essere salvati dal male e dalla morte, e questo perché siamo amati da Dio che ci immerge nella sua vita Amore!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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