DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI DEDICAZIONE DEL DUOMO

I fatti gravissimi che stiamo vedendo in questi giorni possono aiutarci a capire la Parola che oggi abbiamo ascoltato. Baruc è stato per molti anni il fedele segretario del profeta Geremia. Trascriveva i suoi discorsi, i fatti che lo riguardavano, annotando specialmente le sue sofferenze e la sua prigionia. Insieme sono stati testimoni della fine di Gerusalemme e della distruzione totale del tempio e delle nefandezze compiute dai babilonesi a Gerusalemme e in tutto il regno. Quando tutto è ormai distrutto e parte del popolo è deportata a Babilonia, Geremia prega per il suo segretario che l’ha servito per anni e  chiede a Dio un dono per lui.  E Dio gli risponde: “La vita! Gli concedo in dono la vita!”.

Poi Baruc ha scritto qualcosa in proprio e i suoi scritti sono finiti nella nostra Bibbia come gli altri profeti. Immaginiamo allora quest’uomo che ha vissuto una tragedia simile a quella che vediamo in questi giorni in televisione: quest’uomo ha il coraggio addirittura di sognare e dire: “O Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è esteso il luogo del suo dominio! È grande e non ha fine, è alto e non ha misura!”. Si possono scrivere queste parole davanti a case crollate come dopo un terremoto? Ecco cosa aveva scritto, a nome di Geremia,  poco dopo la distruzione: “I miei occhi grondano lacrime notte e giorno senza cessare. Da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale. Se esco in aperta campagna, ecco i trafitti di spada, se percorro la città ecco gli orrori della fame. Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene, l’ora della salvezza ed ecco il terrore!”. Come le sentiamo vere al giorno d’oggi queste parole molto antiche! Qual è allora il sogno e la preghiera di Baruc? Sogna una casa grande che non si può più distruggere, una casa che è addirittura un popolo, l’intero popolo di Israele, convertito al suo  Dio, una casa dove possa abitare la sapienza che è il dono di Dio: “Dio ha scoperto ogni via della sapienza e l’ha data a Giacobbe, suo servo, a Israele suo amato. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini”.

Sostituiamo la parola sapienza con la parola Figlio e comprendiamo come queste parole siano come una profezia, una visione di ciò che avverrà quando la Parola si fa carne e pone la sua tenda in mezzo a noi. È Gesù che viene ad abitare in mezzo a noi.

Eppure vediamo che anche Gesù va al tempio di frequente. Certo, il tempio che Gesù ha visto non era più quello meraviglioso di Salomone che anche Baruc aveva visto. È  un tempio ricostruito, più piccolo, meno bello del primo. Qualcuno si lamentava perché non era bello come quello antico. Eppure proprio   lì Gesù prega e insegna, lì accoglie ciechi e storpi, che altri  escludevano come persone impure. Lui li accoglie e li guarisce. Ma qualche volta, come oggi, Gesù si arrabbia. Perché Gesù si arrabbia? Perché anche lui, come ha fatto Baruc, sogna qualcosa di grande e di bello: sogna una casa dove la gente entra e cerca il Padre che ha dato la vita a tutti e allora tutti si rendono conto di essere fratelli e sorelle e fanno di tutto per volersi bene. Questo è il sogno di Gesù.

E invece cosa vede? Vede venditori di animali che devono essere sacrificati a Dio, dai buoi alle pecore fino alle colombe, come se Dio fosse assetato di carne e di sangue, vede gente pronta ad accogliere pellegrini e visitatori che vengono da lontano e devono cambiare le monete straniere con le monete locali, vede tanta gente, tanta confusione, tanto traffico, tanto rumore. E tutto questo non aiuta affatto la preghiera e la ricerca di Dio e della sua volontà.

Questo ha bisogno di silenzio e capacità di ascolto della Parola di Dio, che in quel tempo erano gli scritti di Mosè e dei profeti, per noi, oltre a quelli, ci sono i vangeli e le testimonianze degli apostoli. Questo è il tempio sognato da Gesù: il luogo dell’ascolto, della preghiera a Dio, dell’incontro con i fratelli. Questo è il desiderio che abbiamo nei confronti del Duomo di Milano ma è anche l’impegno che ci prendiamo nelle nostre comunità: che in tutte le nostre chiese possiamo realizzare il sogno di Gesù: venire in chiesa per incontrare il Padre.   


Don Benvenuto Riva

Parroco di  Ballabio e Morterone

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