DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DI AVVENTO

Chissà che cosa ha visto il profeta Isaia quando ha invitato il deserto e la terra arida a rallegrarsi e un luogo inabitabile come la steppa a fiorire! Ma insieme ai territori pensa anche alle persone: le persone deboli, scoraggiate, che non ce la fanno più, che stanno per cadere e dice: Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi!”. Poi fa alcuni esempi, sempre parte della sua visione o dei suoi sogni: una persona zoppa che salta come un cervo, un muto che grida di gioia, i ciechi che cominciano a vedere, i sordi che cominciano a udire. E infine sogna e dice che ci sarà una strada bella, ampia, facile da percorrere, senza pericoli e la percorreranno coloro che da una situazione di schiavitù e di esilio tornano felici alla loro patria. Insomma tornano a casa e la vita di prima si ristabilirà e tutto tornerà ancora meglio di come era prima: “felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”.

Che cosa è tutto questo? È il desiderio dei poveri che sognano una vita migliore? È il sogno di un visionario? È la profezia di un mondo che verrà ma non si sa quando? O forse è semplicemente l’opera di un poeta? In effetti Isaia è chiamato il Dante della letteratura ebraica. Rinnoviamo la nostra fiducia nella forza della Parola di Dio che è Parola viva che scava dentro di noi e ci fa del bene. Siamo certi che questa parola ci riguarda da vicino. Le mani fiacche, le ginocchia vacillanti, i cuori smarriti sono i nostri. Rinnoviamo la nostra fede in Dio che non ha ispirato sogni vuoti ai suoi profeti ma ha ispirato una Parola che salva. La visione finale parla di gioia e felicità che ci seguiranno, di tristezza e pianto che fuggiranno.

Tra i cuori smarriti oggi vediamo che c’è anche il cuore e la mente di Giovanni, che è stato arrestato dal re Erode per il semplice fatto di aver detto al re che non era giusto che si fosse presa la moglie di suo fratello Filippo. Anche ai nostri occhi questo non è giusto. Giovanni ha ragionato come ragioniamo tutti noi al giorno d’oggi. Anche noi oggi pensiamo che i grandi che comandano devono pure loro rispettare le leggi. Tanti popoli antichi pensavano che il capo, il re può sempre fare tutto quello che vuole. Noi oggi la pensiamo diversamente. Allora Giovanni è stato arrestato pur non avendo fatto niente di male, anzi, per aver detto una cosa semplice e chiara, si chiede: perché Gesù non interviene? Perché Gesù tollera questo male, questa ingiustizia? Lui aveva parlato di Gesù come uno più forte di se stesso. Perché Gesù appare come un debole? Giovanni aveva parlato di Gesù come uno che sarebbe venuto a separare il grano dalla paglia, a mettere il grano nel granaio e bruciare la paglia con un fuoco inestinguibile. Perché Gesù non brucia un uomo come Erode e non salva Giovanni dalla sua paura, dalla sua prigione e non gli ridà la salute e la libertà? Giovanni è smarrito, confuso e sente venir meno le sue forze.

Ma Gesù gli risponde, gli manda un messaggio che in sostanza dice: Non aver paura di avere sbagliato. Tu ha visto giusto. Sì, sono proprio io che dovevo venire, non dovete aspettare nessun altro. La prova è che sto facendo quello che Isaia ha visto nelle sue visioni e che tu Giovanni conosci bene. Ora si sta realizzando l’inizio di una vita nuova. I malati che guariscono (come i ciechi, i sordi, i muti, gli zoppi) sono solo un piccolo segno del fatto che quella profezia di Isaia sta cominciando proprio ora a realizzarsi. E chiama Giovanni BEATO se però persevera nella sua fede. Noi sappiamo che Giovanni è stato fedele fino alla fine ed è stato il grande profeta che ha preparato la strada a Gesù. Gesù stesso lo ha definito un grande uomo. E questa è la strada aperta davanti anche a noi: beati anche noi se perseveriamo fino alla fine sulla strada della fede.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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