DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELL’UNDICESIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Lungo la storia del popolo d’Israele troviamo sempre persone speciali: a volte hanno un comportamento un po’ strano agli occhi della gente, quasi sempre vanno controcorrente: sono i PROFETI. Sono persone chiamate da Dio per tenere desta la coscienza del popolo: la sua storia, la chiamata da parte di Dio, l’alleanza con Dio, l’ascolto della sua parola. Sono molto pochi quelli che hanno scritto libri o componimenti vari che leggiamo ancora oggi come Parola di Dio. La maggior parte di loro erano persone semplici che amavano in Dio dei padri, quel Dio che conoscevano come salvatore e guida del loro popolo ed esortavano gli altri a fare lo stesso. Uno tra i più noti, anche se non ha scritto niente, è ELIA, vissuto nell’VIII secolo prima di Cristo.

Oggi lo cogliamo in un momento di sconforto e di grande delusione: lui sente di avere una grande fede e un grande amore per Dio ma con tanta amarezza dice: “Gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso i tuoi profeti”. Anche lui si sente un fallito perché non è riuscito a comunicare qualcosa di quello che c’era nel suo cuore riportando i suoi compaesani alla fedeltà all’alleanza e sulla retta via. Noi lo vediamo come un fuggitivo: sta scappando perché sa di essere inseguito dai soldati del re che lo vogliono uccidere.

Ma noi oggi cosa abbiamo ascoltato? Con un linguaggio pieno di immagini abbiamo ascoltato che Dio non abbandona l’uomo che confida in Lui. In sintesi Dio gli rivolge la parola e gli dice: “Elia, non avere paura! Io sono con te! Tu hai ancora qualcosa da compiere per il popolo, ritorna in mezzo al popolo, e c’è un futuro di luce anche per il popolo. Quindi fatti coraggio, torna e non avere paura!”. Il vento impetuoso da spaccare i monti e spezzare le rocce, il terremoto e il fuoco sono eventi che incutono paura. Questi sono eventi naturali. Ma ci sono anche eventi storici che incutono paura come le guerre, ogni tipo di violenza, di ingiustizia e di oppressione, le disgrazie, le malattie, la morte. Questi eventi possono schiacciarci e scoraggiarci. Ma poi c’è “il sussurro di una brezza leggera”, noi diremmo un’arietta fresca che ci accarezza e ci fa sentire bene. Elia sente in questa brezza leggera la presenza di Dio che gli dà forza, lo incoraggia a ritornare sui suoi passi e gli affida nuovi compiti da svolgere per il bene del popolo. Anzi Dio gli annuncia qualcosa che Elia non riesce a vedere: la presenza di settemila persone che sono rimaste fedeli a Dio e al suo amore. Quindi non era vero ciò che Elia aveva detto: “Sono rimasto solo!”. E così la vita riprende. Questa è la storia di un antico profeta.

Ma Elia non è il solo. Anche gli altri profeti sono stati perseguitati in vari modi. E se arriviamo a Gesù e alla storia cristiana, di cui anche noi facciamo parte, vediamo che la storia non cambia. Gesù ci manda “come pecore in mezzo a lupi”. Che cosa possiamo aspettarci? La stessa cosa che si aspettava Elia: di essere raggiunto dai soldati e ucciso. Anche Gesù parla di tribunali, flagellazioni e condanne. Tutte cose che fanno paura. Eppure aggiunge: “Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Insomma quando tutto sembra finito e volgere al peggio, ci si accorge che Dio è con noi e tutto ricomincia e si intravede un futuro nuovo che prima non si vedeva.

Anche l’apostolo Paolo ha imparato tutto questo e l’ha imparato a poco a poco, non in un momento solo ma alla fine ha scoperto come una legge che guidava la sua vita: molto spesso Paolo è stato ostacolato nel compiere la sua missione da nemici che lo perseguitavano, da falsi apostoli che avevano invidia di lui, dalle difficoltà dei viaggi e dagli incidenti, da malattie e da prove interiori che sono più forti di quelle fisiche, cose che sappiamo bene anche noi. Eppure ha scoperto che proprio in quelle “debolezze e fallimenti” Dio lavorava e sapeva compiere prodigi, “la forza si manifesta pienamente nella debolezza”. Non dobbiamo pensare che questa legge di vita valga solo per qualcuno come per esempio i grandi profeti del passato o i grandi apostoli come Paolo. Vale per ciascuno di noi perché tutti abbiamo le nostre debolezze e i nostri fallimenti: ci sentiamo veramente come pecore in mezzo a un branco di lupi. Ma se ci ricordiamo di Colui che ci ha mandato e della sua forza che ci protegge allora troviamo la forza anche di vivere in mezzo ai lupi e di affrontare le sfide della vita che a prima vista sentiamo superiori alle nostre forze. Tutto dipende dalla fiducia che abbiamo in Colui che ci ha mandato.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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