DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA QUARTA DI AVVENTO

L’altra domenica abbiamo ascoltato Giovanni Battista che diceva: “Cambiate vita, cambiate il vostro modo di pensare e di agire, orientate il vostro cuore verso ciò che sta per manifestarsi: quel Regno di Dio che da tanto tempo aspettiamo, ecco: è vicino! Manca poco!”.

Oggi invece sentiamo che molte persone nei pressi di Gerusalemme dicono: “Ecco, il regno di Dio è qui! È adesso! Anzi è questa persona che viene: è Gesù di Nazareth! Inizierà un regno nuovo, un regno stabile e giusto. Dio ce lo ha mandato perché lo aveva promesso tanti secoli fa al grande re Davide. Ora è qui con noi! Lodiamo il nostro Dio perché è un Dio fedele e buono. È Lui solo che può salvarci!”. Questo è il significato delle parole che abbiamo ascoltato nel Vangelo: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!”. 

E queste parole sono state accompagnate da gesti di gioia e di onore: molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri delle fronde tagliate nei campi, gli amici più vicini a Gesù hanno messo i propri mantelli su un asinello prima di far salire Gesù. Anzi, proprio questo asino ha una parte molto importante: infatti  Gesù che l’ha voluto con determinazione, ha mandato a prenderlo proprio per salirci sopra per un tratto di strada, poi l’avrebbe rimandato ai suoi proprietari. Lui, il Signore del mondo, Colui che ha creato tutto e può dire che tutto è suo, oggi dice di aver bisogno di un asino ma riconosce onestamente che questo asino appartiene ai suoi padroni e Gesù rispetta questo diritto di proprietà.  Ha bisogno di quell’asino per dare un segno chiaro: imitare gli antichi re che non erano re guerrieri ma, invece dei cavalli che formavano i reparti di cavalleria, usavano l’asino: inutile per la guerra ma molto utile per il trasporto di pesi e di persone, utile per viaggiare da un posto all’altro. Possiamo dire che anche l’asino è un simbolo della pace, come l’ulivo, come la colomba.

In questa scena di Gesù che entra in Gerusalemme c’è la sostanza del regno che Gesù ha portato sulla terra. C’è la gioia dei discepoli e degli altri che casualmente erano lì di passaggio (probabilmente non si trattava di una grande folla), c’è la presenza di Gesù che è accolto e non rifiutato, c’è la presenza di un uomo come il cieco di Gerico che Gesù aveva appena guarito e poi si era messo a seguirlo, c’è la speranza di un futuro migliore che ha dimenticato la violenza e l’oppressione, soprattutto c’è il riconoscimento della fedeltà del Dio dei padri che aveva fatto le sue promesse ad Abramo, a Davide, ai profeti ed ora si stanno attuando.

È  vero che poco dopo Gesù incontrerà delle persone che criticheranno tutto questo, perché le polemiche non finiscono mai, anzi noi sappiamo che questo è anche l’inizio della sofferenza di Gesù che poi verrà condannato alla morte di croce. Ma sappiamo pure che anche sulla croce Gesù farà prevalere l’amore sull’odio e la violenza, e dopo tre giorni risorgerà dalla morte. Questo è il vero regno che Gesù è venuto a inaugurare: il regno della vita che prevale sulla morte, il regno della gioia e della festa che prevale sulla tristezza  e la noia, il regno della pace che prevale su ogni guerra e violenza, il regno della giustizia che prevale su ogni forma di sopraffazione e oppressione.

Ogni volta che compiamo un gesto di vita, di amore, di pace, di gioia è un mattone nuovo nella costruzione di questo grande regno che avrà un futuro eterno. Non pensiamo allora a futuri cambiamenti e rivoluzioni, possibili periodi di pace dove tutti staranno più comodi e tranquilli. Il regno di Dio è qui, se lo vogliamo costruire e collaborare possiamo farlo oggi, qui, subito con la consapevolezza e il desiderio di conoscere e amare Gesù che è il centro di questo regno.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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