DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: DOMENICA DOPO L’OTTAVA DEL NATALE

Il Vangelo che oggi abbiamo ascoltato ci offre una indicazione fondamentale: la vita di Gesù, e anche la nostra, è plasmata dalla PAROLA. Naturalmente non si tratta di parole che vengono pronunciate da tante persone in tutto il mondo e tutti i giorni. Qui si tratta di quella parola speciale che è la PAROLA DI DIO! Prima di tutto dobbiamo ricordare che la persona stessa di Gesù è quella Parola che Dio Padre ha rivolto a tutti noi. Gesù presente in mezzo a noi è la parola del Padre che ci dice: io vi amo e vi amerò sempre. Io vi creati e non vi abbandonerò mai! Voi siete miei figli come questo Gesù è il Figlio mio, che amo. Sì, Gesù è la Parola fatta carne visibile e tangibile: accogliere Lui e ascoltarlo è la stessa cosa. Ma c’è una parola scritta che anche noi abbiamo tra le mani: sono gli scritti degli antichi profeti, le vicende del popolo di Dio e in più noi abbiamo i libri dei Vangeli e delle vicende dei primi discepoli di Gesù, dei primi cristiani che sono i nostri padri nella fede. Gesù stesso per molti anni andava alla sinagoga e ascoltava queste parole scritte. Notiamo che si dice oggi: “secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga”.

Oggi vediamo che “si alzò a leggere”. Altre volte sarà rimasto seduto ad ascoltare: un altro si sarà alzato e avrà letto un brano della Legge o dei profeti e Lui, pur con tutta la sua sapienza, sarà stato in silenzio ad ascoltare umilmente il commento di un uomo! Chissà quante cose avrà sentito in tanti anni, tutti i sabati! Ma non si dice mai che abbia reagito o commentato in qualche modo. Oggi vediamo che leggendo una frase del profeta Isaia dice semplicemente: “Qui si parla di me! Questo sono io!”. Gesù di Nazareth, che fino ad allora era stato conosciuto come il figlio di Giuseppe, semplice operaio come suo padre, leggendo questa parola comprende più a fondo se stesso e ciò che deve fare negli anni a venire. Comprende di essere ricolmato dello Spirito di Dio che lo spinge a parlare: parlare ai poveri
che sperimentano più degli altri la fatica di vivere per dare a loro finalmente buone notizie, parlare ai prigionieri per annunciare la bella notizia della liberazione, fare del bene a tutti e parlare della grazia e della benevolenza di Dio. E si dice che tutti hanno ascoltato con piacere le sue parole.

“Erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. L’esempio di Gesù, uomo plasmato dalla Parola, deve riguardare tutti noi. Anche la nostra vita deve essere plasmata dalla Parola. Certamente lo è già. Se siamo quello che siamo è perché qualcuno ci ha parlato spesso e ci ha trasmesso una parola che, una volta ascoltata, abbiamo cercato di metterla in pratica. Ringraziamo Dio per questa parola ascoltata e praticata. Ma per continuare a vivere abbiamo bisogno di fare quel che ha fatto Gesù quel sabato a Nazareth: aprire la Scrittura e cercare quella o quelle parole di cui si possa dire: “Qui si parla di me! Dio mi invita a fare questa cosa!”. E così comprenderemo meglio noi stessi e il compito che dobbiamo fare nella vita.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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